Vigata nasce ad Agrigento. Lo confessa Andrea Camilleri che nella fantastica località “a geometria variabile” ha ambientato i romanzi col celebre commissario Montalbano, storie di straordinario successo tradotte in trentadue nazioni.
La fantasia dello scrittore attinge un po’ da diversi paesi, soprattutto da Porto Empedocle, la sua città natale. Ma l’origine di tutto risale all’adolescenza di Camilleri vissuta ad Agrigento da dove, a novant’anni, gli è giunta a Roma la comunicazione della cittadinanza onoraria. Gliel’ha conferita la Giunta comunale, con deliberazione del 18 settembre 2015, perché “ha rappresentato e rappresenta per la nostra città uno dei motori mobili della sua ispirazione, teatro di vicende spesso paradossali, un immenso serbatoio per la fantasia dell’autore, vero e proprio vettore narrativo, senza il quale gran parte delle sue opere non sarebbero immaginabili”.
Andrea Camilleri parla delle origini di Vigata col giornalista Saverio Lodato nel bel libro “La linea della palma”, edito da Rizzoli. Nel parlare della sua vita, lo scrittore racconta anche del suo ingresso al primo superiore, al ginnasio-liceo Empedocle di Agrigento. Il giovanissimo Camilleri si muoveva dalla sua Porto Empedocle di buon mattino con una corriera che prendeva alla “chiazza”, davanti al Municipio. Un bus pieno zeppo di studenti che si riempiva ulteriormente lungo il percorso verso Agrigento. Sulla corriera “salivano cinquanta-sessanta ragazzi scatenati” che venivano poi scaricati, nel capoluogo, in piazza San Francesco. Nella piazza confluivano tutte le corriere provenienti da altri paesi sempre stracolme di studenti.
Siamo in piena epoca fascista e allora, ricorda Camilleri, si facevano otto anni di superiore: cinque di ginnasio e tre di liceo. Piazza San Francesco è il luogo dello sbarco e di ripartenza, anche per le tinturiedel giovane e irrequieto Camilleri. “Proprio questa è la nascita di Vigata – si confessa il padre del commissario Montalbano -. Perché lì, al centro di quella piazza, ogni bambino raccontava le storie del suo paese: ‘Sai? Aieri spararu o me paisi…’. Fra noi ci raccontavamo i fatti: ‘U pescherecciu stava affunnannu…’. Ognuno le proprie cose… Quindi la grande piazza era come dieci paesi siciliani insieme, riuniti, che i bambini raccontavano… Ecco ne ho un ricordo vivissimo di scambio di informazioni, di storie. E allora tu magari avevi l’amico da cui hai potuto conoscere la profondità di certa follia siciliana in nuce, già nei bambini… la vedevi in certi personaggi…”
Andrea Camilleri si maturò ad Agrigento nel 1943, sotto le bombe, poco prima dello sbarco delle truppe alleate. Fu promosso, causa guerra, senza poter sostenere esami. “Gli inglesi erano ormai a Lampedusa. Allora arrivò l’ordine dal provveditorato che gli studenti del terzo liceo fossero promossi o bocciati a scrutinio, d’ufficio”.
Finito il liceo ad Agrigento, Andrea Camilleri si trasferì poi a Roma dove costruirà la sua carriera di regista, sceneggiatore, insegnante all’Accademia d’Arte drammatica “Silvio D’Amico” di Roma, di scrittore. Ma questa è un’altra storia.
Raimondo Moncada
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