“Ti tocca anche se ti tocchi” ancora su “
La Repubblica”. Dopo la
recensione di Lino Buscemi, il quotidiano cita il libro umoristico di
RaimondoMoncada in un articolo di
Gabriello Montemagno dal titolo: “
Il lungo addio al caro estinto: come parlare di morte senza mai nominarla”. Al tema dei temi, vengono oggi dedicate due pagine nell’edizione siciliana del giornale nella sezione “Società, spettacoli, cultura e sport”.
Gabriello Montemagno cita nel pezzo diversi grandi autori e personaggi, a cominciare dal grande umorista italiano Achille Campanile (“
Benché si sappia con certezza che tutti dobbiamo morire, pure tutti restano sorpresi del fenomeno”). Achille Campanile, dice
Montemagno, “sublimò la sua ossessione per la morte in irresistibili scenette”. “Di questo evento naturale, aggiunge, se ne fece interprete in quasi tutte le sue opere”.
Nell’articolo apparso su
Repubblica, c’è spazio per Bertolt Brecht, Claudio Magris, Kierkegaard, George Steiner, William M. Thackeray, il principe Giuseppe Alliata di Villafranca, Francis Carco e “quello stravagante barone di Canicattì Agostino
la Lomia, burlone e scialacquatore conosciuto negli anni Sessanta, che undici anni prima di morire volle celebrare il suo funerale laico, convocando al cimitero amici e nemici con regolare necrologio sui quotidiani”. “Era per lui – dice
Gabriello Mantemagno – un atto scaramantico, perché la sua fiolosofia era quella del
carpe diem e non certo quella cistercense del
memento mori. Il barone era infatti superstizioso, e portava sempre al collo un amuleto ch’egli chiamava ‘occhio apotropaico’, che lo avrebbe reso immune dalla morte. Ma questa arrivò anche per lui (1978), dando ragione a quel libretto di
Raimondo Moncada intitolato ‘
Ti tocca anche se titocchi’”.
Lascia un commento