Sono disperati. Buoi e asini, ed i loro padroni, si erano già fatti quattro conti per questo fine anno, dopo un 2012 difficile a lavorare come muli. D’un tratto si sono visti togliere la possibilità di lavorare, di arrotondare con le festività natalizie. Sono state disdette tutte le ordinazioni dopo che papa Joseph Ratzinger col suo ultimo libro, “L’infanzia di Gesù”, ha rivelato che il bue e l’asinello non c’entrano nulla col presepe.
Peggio di una fucilata!
Gli organizzatori dei presepi viventi si sono già affrettati a stracciare i contratti con gli animali ed i loro padroni che così rimarranno disoccupati dopo duemila e dodici anni di onorata carriera. Saranno costretti ora a lavorare come muli tutto l’anno e per gli anni a venire.
Saranno buona carne da macello.
C’è un altro fronte caldissimo. I costruttori e i venditori di statuine da presepe statico vogliono chiedere i danni. Chi segue alla lettera la parola del pontefice vorrà costruirsi a casa il presepe senza più la presenza non gradita del bue e l’asinello. Come ogni anno i negozi e le bancarelle, già a fine novembre, sono stracolmi di statuine di buoi e asinelli di tutte le fogge e di tutti i materiali che nessuno comprerà per fede ma anche per risparmiare. Prima ci volevano cinque statuine per un presepe essenziale, senza pastorelli. Adesso ne basteranno solo tre. Una sorta di spending review alle tradizioni religiose.
C’è da chiedersi: Che fine faranno i buoi e gli asinelli costruiti e invenduti? E che fine faranno quelli già posseduti e divenuti inutili?
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