Montallegro riscopre l’America, America intesa come ricchezza. Questa volta il paese reso famoso dallo scrittore Jerre Mangione non emigra, ma diventa approdo di emigrazione culturale. Per due giorni, il 25 e 26 gennaio 2014, Montallegro sarà in subbuglio per Kaos, fiera dell’editoria, dell’identità siciliana e della legalità.
Il nome del piccolo comune agrigentino lo troviamo nel titolo di un libro best-seller di Jerre (Gerlando) Mangione, scrittore, docente di letteratura inglese presso l’università della Pennsylvania, nato a Rochester (New York), figlio di genitori agrigentini originari di Realmonte (Andrea Camilleri, suo amico, nel libro intervista “La linea della Palma” di Saverio Lodato dice che “la sua famiglia era di Montallegro”). Elio Vittorini in uno scritto sulla letteratura dei figli dei siciliani e degli italiani in America dirà: “Non c’è dubbio che il più colto, il più raffinato, il più importante, è uno scrittore che si chiama Jerre Mangione”.
Io lo ricordo proprio così, raffinato, colto, ma anche umile, disponibilissimo e molto emozionato in un incontro promosso ad Agrigento dal comitato provinciale dell’Aics, nella sala convegni dell’Hotel “Pirandello”, nei primi anni Novanta (ricordo il presidente dell’Aics Calogero Basile, il regista Enzo Alessi e il critico Nuccio Mula che a Jerre Mangione ha dedicato un saggio). Si esprimeva in un siciliano antico, la lingua parlata dalla sua famiglia quando lasciò la Sicilia nei primi anni del Novecento.
Jerre Mangione nel 1943 pubblicò in America il romanzo autobiografico “Mount Allegro. A memoir of Italian American life“. Il libro venne pubblicato in Italia nel 1983 dall’editore Franco Angeli con il titolo “Mont’Allegro. Una comunità siciliana in America“. La prefazione è di Leonardo Sciascia. Più volte riedito, “Mont’Allegro” è considerato un classico della letteratura etnica americana.
Jerre Mangione parla della sua Little Italy di Rochester dove è nato e cresciuto con la famiglia e dove non c’erano solo emigrati di Muntirriali (Realmonte) ma, come dice Leonardo Sciascia nella prefazione, emigrati provenienti da altri paesi della provincia di Agrigento come Siculiana e Montallegro. Ecco cosa scrive Jerre Mangione nel libro: “Mont’Allegro era il soprannome che diedero i miei parenti al quartiere. A loro suonava bene ed anche se era un’esagerazione della topografia del luogo, serviva a esprimere il loro affetto per i vicini più anziani, come i signori Michelangelo, nati in un paese di collina, in Sicilia, con quel nome“.
Mount Allegro era diventata l’America, la Merica, per tanti agrigentini che fuggiranno dalla miseria. Agli inizi del ‘900 ci fu un’emigrazione di massa con interi paesi che si spopolarono. Montallegro con Kaos si popolerà di scrittori, editori, artisti, lettori provenienti da ogni dove. Quartiere culturale sarà l’area compresa tra l’edificio di vetro e l’auditorium con tre scrittori che terranno le redini: Peppe Zambito (direttore artistico), Giacomo Pilati (presidente della giuria del premio letterario), Anna Burgio(responsabile dell’organizzazione).
Jerre Mangione ne sarebbe stato felice e sarebbe volentieri ritornato come è tornato altre volte per riscoprire i luoghi degli affetti e della memoria.
Nel 1984 gli fu conferito a Porto Empedocle il Premio nazionale “Empedocle”. A tributarglielo una giuria composta da Francesco Burgio, Maria Randisi, Enzo Alessi, Pietro Amato, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri a cui Jerre Mangione dedicò il libro “Reunion in Sicily” poi tradotto e pubblicato nel 1992 in Italia da Sellerio.
La foto di Jerre Mangione è tratta da internet, dal sito www.upenn.edu
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