Eccolo! Il mio primo televisore. Il Telefunken della mia infanzia, piccolo, arancione, tenero. Ha il minimo dei pollici. È un pollicino, come lo ero io quando è entrato a far parte della mia vita.
È parte di me. È dentro di me. Il bambino che sono stato è anche in questo minuscolo elettrodomestico, ora acciaccato e silenzioso. L’età si fa sentire. Mia mamma Sara, che fino a oggi gli ha assicurato ospitalità, mi ha ricordato che quest’anno ha compiuto 41 anni.
Il Telefunkenino è entrato a casa quando io ne avevo 6. Avevo appena concluso, con merito, l’asilo all’Istituto Schifano di Salita Sant’Antonio, nel cuore del centro storico di Agrigento, e mi accingevo a entrare nella scuola elementare “De Cosmi” del Villaggio Mosè. Portavo i capelli lunghi con il pigmento marrone intatto.
Ora lo tengo in braccio. Me lo coccolo e gli manifesto commossa gratitudine. Non si regge più in piedi. Non provo neanche ad accenderlo. Col suo bianco e nero mi riaccenderebbe un intero mondo a colori. Lo lascio riposare in pace. Accendo la mia testa, con i capelli in banco e nero, e ritorno indietro con gli anni.
Quanto tempo è trascorso! Mi ha iniziato ai film, agli sceneggiati, ai cartoni animati, alle trasmissioni di intrattenimento della Rai (allora c’era solo la mamma delle televisioni).
Ricordi lontanissimi, che si legano ai miei primi passi in Vicolo Seminario dove sono cresciuto con i miei genitori e i miei fratelli, alle mie discese e risalite nella Salita Seminario dove abitava mia nonna Rosina e mia zia Gina, alle mie prime corse spericolate nella Via Duomo col carrettino che mi ha costruito con legno e cuscinetti speciali mio padre Gildo, alle mie escursioni nel dedalo di viuzze e scalinate del caloroso centro storico di Agrigento, per andare a trovare mia zia Lina e poi nonna Carmela.
Si riaccende lo schermo della memoria con le immagini che scorrono. Rivedo Michele Strogoff, Sandokan, Candy Candy, Zorro, Furia Cavallo del West, i film di Totò, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Poi Goldrake, Orzowey, Muppet Show, Portobello… Mi riecheggia un ricordo lontanissimo di Alberto Lupo e Cittadella, appuntamento televisivo di mia madre e sicuramente di mia sorella.
Un televisore spento in un attimo mi riaccende una vita. Magie d’altri tempi.
Raimondo Moncada
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