Ferite ma non uccise, le passioni rivivono anche dopo venti anni

Antonino Carlino in Via Incisa, durante il Carnevale di Sciacca
Il digitale gli blocca la passione per la fotografia. Dopo vent’anni, lo stesso digitale lo fa rinascere a nuova vita artistica.  Da tre anni lo incontri per strada negli orari più impensati, con la macchina fotografica tra le mani per le vie, le piazze, le mura, gli spazi vuoti o affollati della sua città a ritrarre emozioni, angoli, luci, anche voci e silenzi perché le immagini se le ascolti ti parlano.
Lui è Antonino Carlino, ed è conosciuto dai più come maestro ceramista di Sciacca. Antonino ha un laboratorio e una bottega nel centro storico della sua città. Come il padre Gaspare che gli ha trasmesso i geni della maiolica, modella l’argilla, la impreziosisce di colori, di sfumature, dandogli forma e vita, con le sue mani, artigianalmente, all’antica, sulla scia di una tradizione che a Sciacca si perde nei secoli.
Le sue ore le trascorre così, creando ceramica. È nato ed è cresciuto dentro un laboratorio, ammirando il padre e altri maestri lavorare al tornio e veder uscire dalle mani infangate quei vasi o quelle sculture che gli rimangono impressi come la pellicola di una macchina fotografica (quando esistevano le pellicole).
Antonino Carlino dentro il suo laboratorio di ceramica

Dopo le scuole dell’obbligo, Antonino avrebbe voluto approfondire questa passione di famiglia alle superiori seguendo l’indirizzo di studi specifico, ma ha seguito i saggi consigli del padre: lascia stare la tecnica per ora, pensa agli occhi, alla visione, alla varietà, alla pittura che ingloba tutto. 

Frequenta così a Sciacca l’istituto statale d’arte “Bonachia” con indirizzo decorazione pittorica. Prosegue gli studi all’Accademia di Belle Arti di Palermo seguendo sempre lo stesso percorso. Ed è  qui che avviene la folgorazione, con una nuova deviazione lungo il tracciato di formazione. Si innamora dell’arte della fotografia. Antonino Carlino me lo racconta in uno dei nostri incontri casuali, stuzzicato dalle mia curiosità e ignaro che le sue occasionali confessioni avrebbero avuto presa in chi ha di botto messo da parte la passione per l’arte pittorica e grafica dopo il liceo. 
Foto intitolata dall’autore: “Cuore ferreo”
Rogo del Peppe Nappa al Carnevale di Sciacca 2016

La folgorazione avviene nei primi anni Novanta. Succede sul Monte Cronio, il monte dei misteri, dove si trovano le miracolose stufe termali vaporose. Per un compito accademico, Antonino si arma di macchina fotografica analogica per scattare immagini ai reperti neolitici custoditi nell’Antiquarium dentro teche di vetro. Per non rovinare gli scatti con brutti riflessi, è costretto a non utilizzare il flash (Allora non c’erano le macchine digitali, tutte computerizzate, dotate di sensori di autoregolamentazione. Allora dovevi regolare ad occhio, l’apertura del diaframma e calcolare la velocità dello scatto in base all’intensità della luce e al movimento del soggetto. E dovevi essere pure bravo a scegliere la pellicola della giusta sensibilità. Il fotografo, insomma, sviluppava qualità fuori dal comune). Ed è sul Monte Cronio che la fotografia diventa la sua passione, a tal punto che Antonino in Accademia sceglie tutte le materie integrative dedicate a quest’arte e poi si mette a girare la Sicilia per preparare la sua tesi di laurea proprio in fotografia. Confeziona un suggestivo album delle principali feste religiose dell’isola e viene contattato con un anno d’anticipo da un professore che si prenota per fargli da relatore. 

Foto intitolata dall’autore: “Furor”
Processione della Madonna del Soccorso, patrona di Sciacca

Pittore, decoratore, ceramista e fotografo: la visione completa di cui gli parlava il padre Gaspare. La macchina fotografica diventa parte del proprio essere artista. Ma qualcosa d’inaspettato sta per sconvolgere i suoi piani. È la rivoluzione tecnologica, l’arrivo inarrestabile del digitale che spazza via pellicole e un modo apparentemente consolidato di fare fotografia. Antonino si trova spiazzato. Si rifiuta di farsi violentare dal nuovo sistema. È come se il digitale lo snaturasse. Mette, così, la macchina fotografica da parte e si dedica solo alla sua ceramica finché un giorno di tre anni fa un altro evento gli acchiappa da dentro quella passione. Si fa coinvolgere da una iniziativa promossa dall’associazione l’Altrasciacca che chiama a raccolta giovani appassionati di fotografia per immortalare le bellezze della città. È il momento di riprovare, di soffiare sulla giovanile fiammella che non si è mai spenta. Si decide. Compra una macchina digitale e si mette a provare. A scattare. Analogico e digitale sono due mondi diversi che richiedono approcci diversi. Antonino non si tira indietro. Accetta la sfida.

Foto intitolata dall’autore: “Il non luogo”
Lungomare di località Stazzone 


Ora non si separa più dalla sua nuova macchina fotografica. Lo trovi ogni giorno in giro a fotografare a colori e in bianco e nero i principali eventi popolari come la festa per la Madonna del Soccorso, il Carnevale, ma anche personaggi o luoghi ai più sconosciuti, cogliendo quello che un comune mortale non coglie facilmente. Le sue immagini le ammiri su Facebook e nelle mostre che in città l’associazione l’Altrasciacca organizza.

Anche dopo venti, trenta, quarant’anni, le passioni ritornano, specialmente se fanno parte del tuo essere, se sono un tutt’uno con la tua anima.    
Raimondo Moncada

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