Sono un grande artista, la gente non mi comprende

Sei un artista. 

Tu lo sai. 
Artista perché ti esprimi con la tua voce e non con quella di qualcun altro. 
Artista perché incanali la tua energia, la tua passione, il tuo sangue in quel misterioso gesto che dà origine al tuo quadro, alla tua scultura, alla tua poesia, alla tua canzone, al tuo romanzo. 
Sei un artista come altri artisti. 
Sei così unico che nessuno ti capisce. 
Sei così fuori dagli schemi, oltre i limiti del tempo, che pure ti denigrano, ti disprezzano, ti compatiscono o non ti considerano. 
L’arte ha le sue regole canonizzate. Ce lo hanno insegnato a scuola. 
Dall’epoca degli sregolati, ora anche l’arte sregolata ha le regole che prima non aveva. 
E non tutti sono validi interpreti di questa vera arte e non tutti sono validi talent scout. 
Ci sono professori, critici, sapienti, accademici, saggisti, scienziati, linguisti, che sanno e dicono cosa è arte e sanno e dicono chi va annoverato nel libro mastro degli artisti. 
Viene determinato anche un valore. 
E questo valore lo determinano o i periti d’arte o il numero di acquirenti. 
Più acquirenti di quadri o di libri o di sculture o di foto hai, e più vali.
L’arte si trasforma così in un numero, una moltiplicazione condivisa. 
Vediamo cosa succede nella realtà di oggi, quella virtuale. 
Se su un social scrivi “il cielo è azzurro” e nessuno ti considera, non vali un ceppo funerario.
Se un altro scrive con la straordinaria arte che gli viene riconosciuta “il cielo è azzurro” e raccoglie migliaia di condivisioni, è un fenomeno nato. Ed ha recensioni, proposte di pubblicazione, inviti a mostre. Viene pure rincorso e pregato per fare qualcosa di storico. 
Volgarizzando: se tu liberi nell’aria un peto sei vastaso. Se a sciogliere nell’azzurro aere la stessa melodia è un altro artista più quotato, quell’emissione sinfonica sarà un getto artistico di valore inestimabile.
L’arte non è arte in sé. Lo diventa se qualcuno di importante afferma e riafferma che è arte. 
Ritorniamo a noi…
Tu sei un artista, lo sai. 
Ma non tutti in vita vengono riconosciuti come tali. 
Non tutti vengono riconosciuti pittori, grafici, poeti, scultori, scrittori, musicisti. 
Tu continui a esprimerti perché il gesto artistico ti appartiene, perché è nella tua natura. Ti scoraggi a volte, ma ti rialzi perché ti sostiene il carattere. 
C’è chi viene schiacciato dall’indifferenza, dal disprezzo, dalla superficialità. 
E non resiste. 
Magari sarà rivalutato quando il suo corpo si estinguerà. 
È bello poi, da morto, essere rivalutato. 
Da morti diventiamo anche gli artisti migliori. 
La morte dà valore. Lo capisci in cielo quando guardi gli altri dall’alto verso il basso. 
La vita può anche riservate agli artisti spiacevoli commenti: 
Ma chi si crede di essere? 
Dipinge sgorbi, scrive che non si capisce neanche lui, è stonato come una campana.
Quante volte ce lo sentiamo ripetere. 
Quando muori è diverso. Il rumore cessa e nel silenzio dell’assenza si accorgono di quello… ma come si chiamava? 
Riprendono il tuo manoscritto rifiutato e lo pubblicano postumo. 
Quando ha successo si riconosce il valore universale di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e del suo Gattopardo. 
Andrò a vedere a Palermo la mostra di Antonio Ligabue, “Tormenti e incanti”, un artista che fin da piccolo mi ha impressionato. Ricordo ancora il bellissimo film in tv. Una storia di disgrazie, incomprensioni, follia, miseria, fame, scuole differenziate “per ragazzi deficienti”, internamento in manicomio, emarginazione, poi di riconosciuto genio, magia e unicità: “Io sono un grande artista, la gente non mi comprende, ma un giorno i miei quadri costeranno un sacco di soldi, e allora tutti capiranno chi veramente era Antonio Ligabue”. 
Raimondo Moncada 
www.raimondomoncada.blogspot.it 
Link utile: www.ligabueapalermo.it

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