Spazio Rêverie, ad Agrigento una palestra per la felicità

Una palestra per la felicità, anche in Sicilia e ad Agrigento. Perché la felicità si può allenare, come i muscoli. E più è allenata, più piacere e più gioia produciamo: antidoto contro ogni sofferenza. Non è fondamentale ritirarsi sette anni in Tibet (aiuterebbero, però) per scoprirla e esercitarla. Basta volerlo, concentrarsi, prestare attenzione, seguire ad esempio con consapevolezza e senza distrazioni il proprio respiro, anche affannato. O anche la masticazione di un’uvetta (va più che bene pure una mandorla della Valle dei Templi).

La palestra dove ritrovare e allenare la felicità può essere un angolo tranquillo della propria casa, così come una grotta, un monastero, una chiesa, lo studio di uno psicoterapeuta.
Con metodi semplici, gratuiti, validati da oltre duemila anni di esperienza e ora dalle moderne neuroscienze, la felicità può essere praticata in modo laico anche ad Agrigento, città fondata da quei greci così tanto influenzati dalle illuminazioni provenienti dall’oriente, proprio dal Tibet e non in sette anni.
In Via Giovanni XXIII, al centro di una strada che casualmente collega l’ex manicomio all’ex ospedale, esiste un luogo che studia le profondità dell’animo, i misteri del cervello, i capricci scimmieschi della mente, le terapie e le pratiche per aiutare le persone a superare i dolori dell’esistenza e a trovare la via della guarigione. È lo Spazio Rêverie. Nato oltre dieci anni fa su iniziativa di un gruppo di psicoterapeuti come luogo di aggiornamento e supervisione dei casi clinici trattati, si è trasformato via via in spazio di incontro, discussione, formazione, approfondimento con la promozione di eventi aperti all’esterno, anche ai non specialisti. L’ultimo si è svolto sabato 21 gennaio, con un seminario dedicato alla Mindfulness, alla meditazione di consapevolezza.
Sono felice di esserci stato e di scrivere della mia personale esperienza, utile ad alimentare il seme della consapevolezza. È stato un momento di conoscenza, di arricchimento, di scoperta. Sono dispiaciuto di non avere partecipato agli altri incontri dedicati ad altri argomenti di grande interesse come la paura, la rabbia, lo psicodramma e i disturbi della personalità affrontati a più voci e quindi con più punti di vista per toccare le nostre diverse corde. Uno degli ultimi, ad esempio, ha visto la presenza di un docente universitario, un critico letterario e una monaca buddista. 

Il seminario sulla Mindfulness ha attirato un pubblico inaspettato, che ha sorpreso piacevolmente gli organizzatori (c’è voglia di sapere e di conquistare spazi di felicità). Oltre quaranta le persone che hanno riempito la sala dello Spazio Rêverie: tanti psicologi, ma anche semplici curiosi, appassionati e pure meditatori di lunga data (ho scoperto che ad Agrigento esiste un gruppo che si riunisce periodicamente solo per meditare, seguendo gli insegnamenti di Osho). Tre ore intense, in cui si è parlato delle origini della Mindfulness, delle sue applicazioni cliniche, con un gradito assaggio pratico: la meditazione della mandorla (una variante tutta agrigentina della più famosa meditazione sull’uvetta).

A parlare di Mindfulness, in tutti i suoi aspetti, storici e scientifici, è stato Renato Maria Schembri, psicologo, psicoterapeuta, nonché apprezzato scrittore. A introdurre il seminario lo psichiatra Francesco Manno, per tanti anni responsabile delle strutture pubbliche di psichiatria ad Agrigento e a Sciacca. Schembri e Manno: due dei soci fondatori dello Spazio Rêverie, divenuto cinque anni un’associazione che conta sull’apporto di altri validi professionisti come Emanuela Terrasi, Florinda Picone, Giovanna Di Falco, Cristina Camilleri, Salvatore Cammarata, Loredana Migliara, Daniela Pulci. Un gruppo di psicoterapeuti che, con entusiasmo, condivide un percorso di lavoro e di ricerca in campo psicodinamico.
Il dottore Manno ha dato il via introducendo i concetti di realtà, di verità, di sofferenza e di cause della sofferenza, parlando di psicoterapia, di neuroscienze e del pensiero buddista delineando un percorso per non essere travolti dalle scimmie interne. Il dottore Schembri è entrato poi nel dettaglio, parlando di Mindfulness da psicoterapeuta e da praticante alcune forme di meditazione. I benefici sono supportati da innumerevoli ricerche scientifiche. È efficace per la riduzione dello stress, delle manifestazioni depressive, dei disturbi ossessivo compulsivi, dell’ansia, degli attacchi di panico, dei disturbi della personalità, del disturbo post traumatico da stress. Il dottore Schembri ha portato l’esempio dello scrittore e monaco buddista francese Matthieu Ricard, considerato l’uomo più felice del mondo per la sua incredibile capacità di reagire allo stress e al dolore, così come dimostrato da esami con risonanza magnetica funzionale.
Renato Schembri ha voluto poi sottolineare che la Mindfulness non è una religione così come non è tante altre cose (la meditazione è praticata da eminenti neurologi così come da importanti sacerdoti cristiani). Prende il cuore dell’insegnamento buddista, ma non è un’attività confessionale, non è una condizione mistica, non è una tecnica di rilassamento, non è uno svuotamento della mente, non è una fuga della realtà, non è esclusiva attività di meditazione. È una palestra della felicità, un esercizio continuo della concentrazione, è un prendersi cura della propria mente, fare del bene a se stessi e agli altri. La gioia che ne deriva, ha concluso il seminario il dottore Manno, ha a che fare con la libertà. E per essere sempre più liberi e consapevoli sulla via della libertà, lo Spazio Rêverie ha annunciato altri tre incontri dedicati a tre tipi di meditazione: uno a febbraio, uno a marzo e uno ad aprile. Scommetto una mandorla che saranno un successo, di presenze e di felicità. 
Raimondo Moncada

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