“Eccellente!”. Così si è espresso Edoardo De Angelis, salendo sul palco per abbracciare Francesco Giunta dopo un’ora e mezzo di concerto “Troppu very well”, al teatro Jolly di Palermo, tra gli applausi scroscianti di un pubblico che si è divertito dal primo all’ultimo minuto gustandosi ogni nota, ogni parola, ogni invenzione del suo esilarante repertorio umoristico. Palermo riscopre, ritrova, riabbraccia e ridà il benvenuto su un vero palcoscenico a un grande artista, per troppo tempo lontano dalle scene come protagonista. Francesco Giunta ieri sera era frastornato. Il pubblico lo ha riempito d’affetto e gli ha in pratica detto: Ma dove sei stato in questi anni?
Tra gli spettatori, a sostenerlo in questo suo ritorno con un suo concerto sulle scene tanti estimatori, artisti, amici provenienti anche da fuori Palermo. E poi i suoi familiari, i figli, la moglie (“e pure i nipoti” ha gridato qualcuno alla fine dopo i ringraziamenti di Francesco). Eccolo questo ragazzo dai capelli bianchi, adrenalinico, divertito, soddisfatto, gustarsi l’applauso finale con le mani alzate a conclusione di una serata organizzata per registrare il disco live “Troppu very well”, che ha come produttore artistico Edoardo De Angelis e il sostegno di Gianni Nanfa, direttore del teatro Jolly che in alcuni momenti ha pure duettato con Giunta. Novanta minuti tiratissimi, con un umorismo semplice, efficace, con punte di puro godimento. C’è chi ha riso con le lacrime con un capolavoro del teatro canzone “Chi sugnu stancu”. che ha cantato e recitato. Perché di teatro canzone si tratta, un genere difficile e non per tutti esaltato da Giorgio Gaber. Francesco Giunta lo ha reso ancora più personale, ancora più originale con l’uso sapiente della lingua siciliana e con un’ironia, una comicità torrenziale che ha deliziato un pubblico delle grandi occasioni.
Un’ovazione con applausi riservati anche a chi musicalmente ha accompagnato con la chitarra un incontenibile Francesco Giunta, ovvero il maestro Giuseppe Greco. Magistrale anche lui.
Uno spettacolo che per il successo ha fatto dire alla fine a Edoardo De Angelis: non può finire qui, lo spettacolo deve continuare. E in effetti sarebbe un vero peccato non riproporlo e con Gianni Nanfa dentro, sempre insuperabile, padrone delle scene e del pubblico che pende dalle sue labbra.
Spente le luci, e solo con l’eco degli applausi in testa, Francesco Giunta confida felice: “Non facevo uno spettacolo del genere da venti anni, dal 1996 dai tempi del’ultimo recital umoristico Meglio solo”.
Al Jolly ha cantato i suoi cavalli di battaglia come Troppu very well e poi pezzi inediti, tenuti nei cassetti o cantati occasionalmente agli amici: Totò lu pumperi, Carmelina ca cari di tacchi, Vucciria, Pipiritu e Chi sugnu stancu non una canzone ma uno splendido pezzo teatrale.
La maggior parte del suo repertorio umoristico, originale, unico e sempre fresco perché senza tempo, risale alla fine degli anni Settanta e ai primi anni Ottanta. “Quando cominciai a comporre testi umoristici – mi dice – suonavo solo per parenti e amici ai matrimoni. Mi dicevano: pigghiati a chitarra e sona! E io lo facevo con piacere. Poi è diventata una sfida e ho accumulato un repertorio vastissimo”.
Spinto dall’energia artistica e dal grande riscontro, negli anni Novanta ha pubblicato ben quattro dischi. Il quinto doveva essere Calia. Poi l’esperienza come produttore, ideatore e direttore dell’etichetta discografica Teatro del Sole lo ha spinto a fare una scelta: sospendere il suo essere autore e interprete. Quindi il silenzio. Poi la ripresa, con partecipazioni a eventi vari, chiamato da amici artisti grandi suoi estimatori. Ora il ritorno sulle scene, da solista e da protagonista come ai vecchi tempi. Francesco Giunta è ritornato. Alla grande!
Anche io felice, d’esserci stato.
Raimondo Moncada
www.raimondomoncada.blogspot.it
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