Solo voce e orecchie, suoni e ascolto. “Gli altri occhi di Camilleri” nella sede provinciale di Agrigento dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti è stato un momento per raccontare l’altra vita del padre del commissario Montalbano, quella di uomo e scrittore non vedente, che è un esempio per quanti ci lamentiamo della sfortuna di non avere qualcosa per fare qualcos’altro.
A novant’anni, anche a cento, si può ricominciare, si può ripartire, si può vivere e continuare a fare arte anche senza arti, anche senza mani, braccia e occhi.
Un incontro che ha preso l’avvio da un “si, la, la, sol…” col flauto, strumento che mi ha insegnato a suonare ad orecchio, alla scuola media “Pirandello”, il mio prof di musica Alfonso Milioto, cieco.
Grazie al presidente provinciale dell’Unione Ciechi Giuseppe Vitello per l’invito e la testimonianza sull’importanza della cultura, dell’istruzione, dei libri e della lettura. E grazie a Stefano Turturici per la sua forza, la sua caparbietà, la sua volontà a organizzare l’incontro e le sue parole, non semplici suoni, ma affetto.
Un momento di luce viva, a occhi chiusi, che non dimenticherò.
Raimondo Moncada
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