Sono meridionale, non solo del sud ma del sud del sud, più vicino geograficamente all’Africa che al nord dell’Italia. Dal continente nero, lo sapete già, mi separa un pugno di chilometri. Sono comunque al centro del Mediterraneo e per questo ho nel sangue il sangue di tante civiltà come tutti i miei conterranei.
Questa mia geocollocazione, certificata all’anagrafe, me la porto dietro dalla nascita essendo nato dentro una casa di Via Verdi, sopra il calore di un panificio, ad Agrigento, città dei templi eterni e di mio padre, delle mie zie e dei miei zii, di mio nonno Raimondo (di cui porto per eredità e memoria il nome). Siamo tutti meridionali del sud, con storie di emigrazione non voluta ma forzata che non hanno mai avuto una conclusione e che continuano.
Altri pacchi sono pronti verso un’altra Italia che mi appartiene, essendo fino a prova contraria italiano come italiani sono i miei familiari. E ringrazio quanti ci hanno ospitato e affittato la casa e quanti ci accoglieranno non chiedendoci la carta di identità o allarmandosi per la lingua (quella strana di Camilleri) o per l’abbronzatura della pelle, ma guardandoci negli occhi, guardando solo dentro la nostra essenza di uomini e donne, comprendendo per empatia la voglia di affermare la nostra intelligenza e il nostro diritto a sviluppare il nostro essere e a cercare di realizzare il sogno. E ringrazio ancora quelle famiglie di Perugia prima e quelle famiglie di Calcinato poi, vicino Brescia, che hanno accolto mio nonno, mia nonna, mio padre, le mie zie, saliti in treno sotto le bombe dalla Sicilia durante la seconda guerra mondiale, non facendo mancare la loro umanità.
Raimondo Moncada
P.S. Io in Sicilia, e ovunque, affitto anche a settentrionali (però si su camurrusi mi la pensu, ma sulu pi la camurrìa ca è universali).
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