La mia prima volta

È la mia prima volta. C’è sempre una prima volta ed è arrivata a 52 anni e mezzo. Ed è per questo che sono emozionato e scrivo questo post sul blog personale, proprio per immortalare la portata dell’avvenimento, a futura memoria, perché ci potrebbe più avanti esserci uno storico interessato a mettere assieme i più significativi tasselli della mia vita e farne una biografia a fascicoli, tematica. 

In questo modo l’aiuto, senza costringerlo a faticose ricerche. 

Che cosa è successo? Non so se dirlo subito o prendermi ancora un po’ di tempo. Ma meglio subito altrimenti il lettore si sente preso in giro e ti chiude la porta in faccia. Pronti? Ecco: ho scritto la mia prima prefazione a un libro, e non solo a un semplice libro ma a un libro di poesie. Me l’ha chiesta e richiesta una signora poetessa che ha la particolarità di essere non solo brava a scrivere e a tradurre in versi inesprimibili sentimenti ma anche mia amica e direttore artistico di un premio letterario, Raccontami, o Musa, di cui quest’anno ha proposto all’associazione Musamusia la mia presidenza. 

Il suo nome? Angela. 

Il suo cognome? Mancuso. 

La sua professione? La docente di Lettere al liceo Linares. 

Il suo luogo di ispirazione? Licata. 

Il titolo del libro? Sculture d’incanto

L’editore? Il Convivio. 

Sculture d’incanto di Angela Mancuso
Lo ha voluto lei, Angela Mancuso. Io non ho fatto niente, anzi ho cercato di farle cambiare idea, di trovarsi qualcun altro, un prefatore con la “P” maiuscola. E così ho messo e rimesso le mani avanti: “Vedi che non sono allittrato. Vedi che non ho alcun titolo nobiliare. Vedi che non sono un critico letterario. Vedi che non sono un poeta. Vedi…”

Non ci ha visto. Ha preteso la mia prefazione: “La devi fare tu e basta. Ora accuccia!”

E sono felice di avergliela fatta. A modo mio, con l’emozione che mi hanno ispirato le sue liriche, andando al di là delle spigolose scogliere e tuffandomi nelle profondità del suo mare. 

Viva i poeti! Senza di loro il mondo sarebbe senza poesia. Senza di me, invece, non ci sarebbero prefazioni di prefatori non prefatori. E anche questa è pura poesia. 
Raimondo Moncada

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