Io sono nato e cresciuto senz’acqua. E per tanti anni mi sono vergognato, non dell’assenza di acqua ma di quello che mi ha fatto vivere. Perché senz’acqua non ti puoi lavare e se non ti lavi puzzi, puzzano i tuoi piedi, puzza il tuo corpo, puzzano i tuoi vestiti, le tue calze. E se puzzi, mentre gli altri profumano, non ti avvicini agli altri, ai tuoi amici, ai tuoi compagni di classe, per non farti sentire.
Sono nato e cresciuto ad Agrigento. Nato in centro storico oltre mezzo secolo fa e cresciuto in periferia, al Villaggio Mosè, quando c’erano quattro case contate. E ricordo i turni non di giorni, non di settimane, ma anche di più, al mese ci arrivavamo.
Da non credere. E ne parlo ora che di acqua si parla ancora tanto, se ne parla sempre. Sembra il centro di tutto, il centro di gravità permanente. Un problema irrisolvibile, su cui non si riesce a mettere un punto e che si andrà sempre più ad aggravare con il fenomeno della desertificazione, della mancanza delle piogge e di adeguate e lungimiranti infrastrutture.
E ricordo il mio quartiere assetato, ricordo i rubinetti con le gocce che quasi contavamo, ricordo i continui (diventati poi normali) viaggi con i bidoni alla fontana di Bonamorone (nella foto) con la Fiat 127 di mio padre che non poteva alzare pesi in quanto mutilato, ricordo le autobotti con i miei genitori che facevano la fila, ricordo la vasca da bagno di casa usata per riciclare l’acqua della lavatrice da destinare al water. Memorie ancora vive di un bambino. E io mi vergognavo di questa situazione – un’emergenza perenne – che vivevo come anormale normalità e che non tutti vivevano perché c’era chi l’acqua per miracolo l’aveva, l’acqua a casa gli arrivava, con l’acqua lavava e si lavava e grazie all’acqua non puzzava e si poteva avvicinare agli altri perché odorava di civiltà. E si poteva pure togliere le scarpe perché aveva le calze lavate di giornata.
E a distanza di anni, tanti, tantissimi, chiedo scusa a tanti compagni di classe, a tanti amici. Non è stata colpa mia. Non è stata colpa della mia famiglia che si è pure unita a tante proteste e battaglie per un servizio umano.
Mi è mancata l’acqua, mi hanno fatto mancare l’acqua che non mi facevano arrivare a casa e certi miei comportamenti sono stati condizionati dalla mancanza di quell’elemento vitale che poi in tv e sui giornali ho sentito non a caso chiamare “prezioso liquido” perché l’acqua nella mia nativa Agrigento non è mai stata chiamata col suo naturale nome.
Raimondo Moncada
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