Dopo Sciacca, ho avuto il piacere di essere chiamato a dare voce, in siciliano, nella mia lingua madre, all’onorevole Liccasarda e alla travolgente simpatia della zza Pippina, e a chiudere la serata dei poeti e degli scrittori.
Salva la tua lingua, il siciliano, in tutte le sue caratteristiche parlate locali, è un’iniziativa originale, meritevole, che da quattro anni si svolge a Santa Margherita di Belice, la Città del Gattopardo. A organizzarla è la Pro Loco Gattopardo Belìce di Santa Margherita di Belìce con il patrocinio del Comune e dell’Unione nazionale delle Proloco italiane.
Tredici, tra poeti e scrittori provenienti da diverse parti della Sicilia, hanno declamato o fatto declamare le loro poesie o prose in siciliano.
Protagonisti della serata, che si è svolta ieri, in uno dei cortili di Palazzo Filangeri di Cutò, il Palazzo dei Gattopardo, sono stati Anna Canzoneri Urso con la poesia Terra di lu me cori, Pippo Monteleone con la poesia Basta Picca, Rosalba Corsentino con la poesia Matri natura di Gaspare Giarraputo, Andrea Randazzo con la poesia Lu sposu cainu, Gabriella Vicari con la poesia Zittuti ca si fimmina di Margherita Neri Novi, Calogero Morreale con la poesia Terra nivura di Gabriella Vicari, Piero Carbone con la Ballata di Polifemu e Testa di Turcu con la musica di Antonio Zarcone, Antonella Vinciguerra con il brano Filu russu, Alice Cannova con la poesia U picciutteddu, Margherita di Carlo con la poesia Lu migranti, Giuseppe Viola con la poesia Lu gaddu di Nino Marchese e a chiudere la serata dedicata alla poesia e alla prosa la Zza Pippina di Enzo Randazzo (nel video tratto dalla diretta andata in onda sulla pagina Facebook il Futuro dipende da te).
Quest’anno ci sono stati contributi musicali di 𝗘𝘇𝗶𝗼 𝗡𝗼𝘁𝗼 e i 𝗗𝗶𝘀i𝘂 con la partecipazione anche della cantante quattordicenne 𝗩𝗮𝗹𝗲𝗿𝗶𝗮 𝗔𝗯𝗮𝘁𝗲.
Ad aprire la serata, presentata da Onorio Abruzzo, sono stati gli interventi del sindaco Francesco Valenti e del presidente della Proloco Gattopardo Belice Erina Montalbano.
Incontri in cui ti senti a casa, parte di un mondo che ti appartiene, immerso in quella lingua con cui sei nato e cresciuto.
Raimondo Moncada
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