Ha fatto tanto discutere sui social il restauro multimediale della Casa Natale di Luigi Pirandello. Gli algoritmi che governano il web mi hanno fatto vedere diversi interventi critici, sonore bocciature a commento, inizialmente, di una foto che ritrae pareti bianche con sopra parole chiave dell’opera pirandelliana: verità, realtà, finzione, comico, angoscia, trappola, giuoco, menzogna, contrario ecc. (pure io sono stato colpito).Per chi ha criticato si sarebbe snaturata l’anima, quasi profanando un luogo sacro.
Non ho letto sui social interventi a favore (e me la prendo con i tirannici algoritmi che decidono ogni giorno cosa farmi apparire e leggere). La mia visione è, dunque, molto parziale e non scientifica che richiederebbe un meticoloso e serio conteggio dei favorevoli e dei contrari.
L’inaugurazione, con apertura al pubblico, è avvenuta in una data simbolica, il 10 dicembre, lo stesso giorno della consegna a Luigi Pirandello del Premio Nobel “per il suo ardito e geniale rinnovamento dell’arte drammatica e teatrale”.
Al Caos è stato realizzato un intervento di ripensamento in chiave ultra moderna dell’antica casa di campagna di Luigi Pirandello che ha destato in me tanta curiosità così da spingermi a leggere, da lontano, alcuni articoli di giornale in cui si parla delle novità della ristrutturazione col suo “mix di arte, cultura e tecnologia”: una nuova attrazione, nuovi elementi di interesse per un’immersione totale nel variegato mondo pirandelliano.
Non ho visto di presenza la casa-museo rinnovata appartenuta al mio illustre concittadino e, dunque, non sono nelle condizioni di giudicare nel merito quel che è stato fatto (anche io critico, non mi sottraggo, e magari sarò pure io stravolto dal radicale mutamento del luogo così legato alle suggestioni della mia ultima visita). Per giudicare compiutamente dovrei entrarci e vivere gli spazi, con i miei cinque e più sensi, per come sono stati pensati, progettati, realizzati, con “virtual tour”, con immagini a 360 gradi, con proiezioni, con esperienze multimediali da godere su diversi dispositivi. Un Pirandello, insomma, da conoscere in multidimensione, oltre i preziosi reperti storici da tempo custoditi, con una casa-monumento rivoluzionata nella sua proposta e fruizione grazie all’ausilio di strumenti che non erano neanche nei sogni di mio padre (nato nel 1928) quando Pirandello innovava l’arte drammaturgica sconvolgendo il mondo, a tal punto che a teatro ricevette pure rumorose contestazioni da un pubblico che poi lo ha osannato.
Nel riservarmi una visita in carne e ossa, quando ne avrò la possibilità, non posso adesso che limitarmi a constatare, ancora una volta, e per linee generali, allontanandomi da Pirandello e dalla sua “casa romita in mezzo alla natia campagna” di contrada Caos, quanto sia facile la critica sui social indiscriminatamente su tutto e da parte di tutti, esperti e non esperti; quanto sia anche facile distruggere con commenti al limite e oltre il limite (a volte senza pensarci) il lavoro degli altri, perché dietro un lavoro c’è anche una persona che pensa, che studia, che cerca la migliore soluzione possibile. Si vede troppo spesso (è questo quello che mi arriva algoritmicamente ed è questo quello che amplifica la mia mente con lente deformata) l’aspetto negativo di ogni cosa di cui si evidenzia talvolta, con divertita ferocia, anche malafede, superficialità, incompetenza, ignoranza di chi lavora, di chi crea, di chi fa (per non parlare di chi si scaglia acidamente contro l’aspetto estetico e le performance artistiche delle persone, soprattutto artisti, soprattutto donne).
Sembra che niente vada bene. Niente.
Si è andati ormai oltre il gioco, oltre il passatempo, oltre la promozione di sé stessi, dei propri interessi e delle proprie attività professionali, creative, familiari. Un giorno ci mangeremo (e non a tu per tu, ma virtualmente) l’un l’altro.
Converrebbe non fare più niente e lasciare tutto com’è, immutato, mummificato e ritirarsi a vita privata cancellandosi dai social (come già stanno facendo alcuni, vedi Loretta Goggi che ha detto addio al web dopo essere stata bersaglio di insulti “di una cattiveria e gratuità indescrivibili”). Perché pare abbia sempre ragione chi critica, chi alza la voce, chi contesta liberamente (e in modo anche legittimo) sui social con condivisioni virali facendo innamorare gli algoritmi che danno più seguito alle polemiche, ai rumori, ai litigi, alle aggressioni, perché raccolgono le maggiori attenzioni degli utenti (chissà se questa mia critica alle critiche indiscriminate sarà criticata e polemizzata decretandone un successo planetario! C’è chi cerca anche questo).
La critica motivata, argomentata, puntuale, competente, civile, non violenta – sottolineiamolo a scanso di equivoci – è un aspetto fondamentale per migliorare ogni aspetto della società. Guai se non ci fosse, guai a censurarla come si fa in paesi dittatoriali. Senza evidenziare gli errori, le brutture, le cose che non vanno, non si crescerebbe, non ci sarebbe evoluzione. Ognuno deve esprimere il proprio pensiero, la propria opinione, considerando però che il social non è un porto franco dove si può dire anche quello che non si può dire e che di presenza non si direbbe con quelle stesse parole guardando negli occhi l’interlocutore.
In conclusione, parlando di Luigi Pirandello non posso non omaggiare una delle sue opere più rivoluzionarie, I sei personaggi in cerca d’autore. Esattamente cento anni fa il debutto al teatro Valle di Roma. Le cronache riferiscono di un esito burrascoso, con schiamazzi, fischi, lancio di monetine e col pubblico a gridare “Manicomio! Manicomio!”
Se i contestatori avessero avuto un profilo social, il massacro di Luigi Pirandello non sarebbe stato circoscritto al solo teatro Valle (o all’ambito di altri teatri) ma in men che non si dica sarebbe stato molto più ampio:
“Ammucciati!”
“Ritirati!”
“Va curcati!”
E chissà, magari il Premio Nobel Pirandello, travolto dall’indignazione generale sui social, umiliato si sarebbe tolto per sempre dalle scatole o magari avrebbe assecondato il pubblico scrivendo le sue nuove commedie secondo il gusto dei contestatori.
Lascia un commento