È elettricità.
È attrazione.
È corpo.
È anima.
È non pensiero.
È pulsazione.
È farsi trovare sempre pronto.
È stare in silenzio e capirsi dai respiri, dai battiti, dagli sguardi.
È trovare la giusta parola, il giusto gesto di conforto, la giusta presenza.
È aiutare senza pensare di aiutare.
È dolore condiviso.
È gioia condivisa.
È entrare nell’animo dell’altro o dell’altra con le delicate punte di una ballerina.
È sacrificare tutto sé stessi ma non pesando per niente al sacrificio.
È cercarsi.
È ritrovarsi.
È superare le incomprensioni.
È non vedere i difetti.
È perdonare i difetti.
È prendersi e stringersi la mano.
È incoraggiarsi.
È sostenersi.
È rialzare.
È rispondere alle richieste, anche mute, in qualsiasi istante.
È piangere assieme.
È sorridere assieme.
È arrabbiarsi.
È assistersi.
È stare abbracciati.
È stare lontani e sentirsi vicini.
È smussarsi, plasmarsi, fondersi, divenire un’altra entità che è più di una matematica sommatoria.
È suonare il proprio strumento dentro un’unica avvolgente sinfonia.
È stare anche l’uno di fronte all’altro e guardarsi negli occhi, senza fare nient’altro se non brillare con lo stesso luccichio nel ticchettio del tempo.
È anche stare col cellulare in mano e sentirsi lo stesso dentro un unico corpo, dentro un’unica anima, dentro un unico fremito.
È accompagnarsi lungo tutto il percorso della vita fino all’ultimo sospiro.
Raimondo Moncada
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