“La Scala dei Turchi è dei Turchi così come l’Ucraina è dei Russi. La storia non è brodo di ciciri”. È quanto sostiene un eminente esponente dell’ex Unione sovietica che al momento vuole mantenere anonima la sua identità e anonimo il suo pensiero prima di una sua ospitata in una tv pubblica nazionale che ne accrediti e diffonda il pensiero attraverso frammenti di condivisioni social accompagnate da affermazioni che preparino l’intelletto alla conferma della nuova verità.
L’esponente di fantasia ha una sua convinta opinione sulla proprietà dell’Ucraina e su quella del gioiellino di marna bianca di Realmonte candidato a diventare patrimonio dell’umanità dell’Unesco balzato alla ribalta internazionale dopo la notizia-news della messa in vendita della sua componente privata, con l’auspicato auspicio di un acquisto lampo da parte del super mega miliardario Elon Musk divenuto esperto nella conquista dello Spazio sconsiderato.
“La Scala dei Turchi – mi fa sapere telepaticamente – appartiene ai turchi! Lo dice poi lo stesso nome. Com’è che nessuno fino a ora non ha mai riflettuto sulla sua letterale e possessiva accezione? È lapalissiano. La recente annunciata messa all’asta della proprietà è, pertanto, illegittima ed è giusto che si ricorra al Tribunale internazionale per i diritti civili non per l’Ucraina ma per la Scala per la quale occorrerebbe una previa preventiva conquista via mare, via terra e via cielo, circondando con ogni mezzo consentito e non consentito, possibile e impossibile, questa idilliaca bellezza anatolica, ottomanica, turca”.
Una dichiarazione di guerra, un invito manifesto al pacifico mediatore Erdogan ad allargare anche lui i suoi orizzonti regionali e a sfoderare la scimitarra segreta contro i barbari siculi che da tempo smemorato egemonicano l’intero Mediterraneo decidendo le sorti dei popoli della Madre Terra Africana svuotata da inarrestabili sbarchi.
“Ma quali sono le prove?” ho chiesto battendo i pugni in gran segreto, usando mezzi tecnologici criptati per non farmi intercettare dal nemico che poi mette tutto sui social facendo capire il contrario di quello che uno vuol significare.
“Oggi come oggi” mi ha detto l’esponente ex sovietico criptato “non c’è bisogno di alcuna prova, basta solo dire. E se dire non basta, le prove te le crei e le imponi. Le posso solo dire che le rivendicazioni territoriali turche potrebbero basarsi su due elementi fondamentali. La nostra intelligence satellitare ha fotografato nei pressi del graduato baluardo luogo quelle che sembrano due realtà inoppugnabilmente di origine anatolica, ottomanica, turca. In una foto si distinguono forme e volumi che, sudando non poco, fanno pensare a un indistinguibile bagno turco asciugamanico; nell’altra foto si risale con scientifica astrologica certezza a un campo coltivato alcuni secoli orsono a granoturco. E se uno più uno fa due, allora due più uno fa inoppugnabilmente tre come un per tre: la Scala dei Turchi è dei Turchi! E farebbero bene i turchi a portarsi via la scala che è sempre comoda tenere a casa. Oggi domani un concorso ce l’hai sempre pronta e a portata di otto mani”.
Raimondo Moncada
* ironia sulle finte verità gettate al vento a cui si crede ormai senza alcun fondamento e per i quali si litiga pure in infiniti batti e ribatti
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