La danza della meusa

Panino con la meusa


Un momento atteso quattordici mesi. L’ho atteso io, lo hanno atteso le mie papille gustative, lo ha atteso il mio stomaco o meglio la mia attuale e inseparabile stomìa. 

Cosa c’è di più buono per un siciliano nato e cresciuto tra i forti sapori della Sicilia? Cosa c’è di più dolce? Cosa c’è di più limonato? 

Quanto mi è mancato il mitico panino con la meusa! Quanto l’ho desiderato! Non potevo chiedere ai paninari, alle osterie di Bologna: 

“Io prendo un panino con la milza, grazie”.

Mi avrebbero preso per sbullonato, per paziente psichiatrico, per schifoso mangiatore di organi sconosciuti alla gastronomia emiliana e mondiale. A Bologna ho assaggiato tante bontà che mi hanno fatto sentire bene. Ma mai la meusa.

“Limone o ricotta?”

“Limone, tanto limone, più limone che panino, grazie”.

È quello che ho detto questa sera al mio preparatore di fiducia di meusa, a Sciacca. Una squisitezza che ho fatto danzare nella pista da ballo del mio deprivato e depravato palato, al ritmo lento di una canzone d’amore, io e la meusa in pista, abbracciati e con la testa poggiata romanticamente sulla spalla l’uno dell’altra. 

Ora cammino e camminerò lungamente per le vie e le piazze di Sciacca appositamente illuminate a festa per questo atteso e ricercato momento che si è finalmente concretizzato e che ogni 15 dicembre sarà celebrato con la solennità di tutti gli anniversari che contano e con meritate repliche durante ogni settimana e forse durante l’arco di tutti i giorni.

Camminare fa bene alla salute e alla digestione e anche al sonno: digerendo si evitano incubi notturni. 

Cara dolce meusa, ti amo.

Raimondo Moncada 


P.S. È una prova che debbo superare. E poi si vive solo una volta. Io non ho alcuna colpa. La responsabilità è tutta dei piedi che hanno sentito l’odore e non hanno resistito alla tentazione. Sono stato costretto a seguirli. 

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