Lo spettacolo del sole

Tramonto porto di Sciacca


L’alba è come il tramonto, ti verrebbe da dire guardando una foto dell’alba e una del tramonto, non sapendo se sia alba o tramonto. 

Il sole è lo stesso e ti balla sempre lì, se vivi circondato dal mare, sul filo dell’orizzonte con quelle luci che, instancabilmente, con la passione e l’energia della prima volta, si conquistano il palcoscenico. 

La differenza c’è, ma non la scorgi con sguardo distratto. 

Al tramonto il sole va via, stanco,  dopo una giornata a dare luce gratuitamente, senza bolletta, senza chiederti nulla, a illuminare ogni cosa, a dargli quella rotondità, quella solidità, quel trucco, quella chiarezza, quello splendore che il buio non dà. E anche in questo caso non ci facciamo tanto caso, perché sembra normale, è sempre così. Il sole per l’intera giornata deve stare lì, nel cielo, a illuminarci, a riscaldarci, specialmente d’inverno (in questi giorni sto sudando!). Mai a notare, come si dovrebbe, la sua insostituibile funzione e a ringraziarlo con un applauso per averci donato un altro giorno di luce e di calore. E allora che fa il sole per farsi notare dall’occhio più distratto del mondo? Prima di sparire, esplode con mille luci, dipingendosi il cielo sopra l’orizzonte con mille colori e paralizzando ogni corpo umano nella meraviglia. Si dissolve la fretta, rinviamo ogni altra attività poco prima con priorità massima. Ci sediamo nella nostra poltroncina di velluto rosso e lo ammiriamo nel suo spettacolo, sempre unico, nel suo gioco d’artificio con i botti, nella maschiata finale, facendoci inghiottire ogni parola, espandere gli occhi, allargare la bocca.

Un capolavoro!

E lo guardiamo fino alla fine, fino al suo lento immergersi nel suo mare, accompagnato e avvolto dall’ultima speciale illuminazione del cielo e dall’illuminazione specchiata degli infiniti riflessi dell’acqua che arrivano fino ai nostri piedi che si inginocchiano al cospetto di tanta bellezza. 

Poi è notte. 

Il sole dà spazio alla luna e alle stelle che si confondono in questi giorni con le luminarie natalizie e ti accompagnano a letto, al meritato riposo, all’irresistibile sonno. 

L’alba è lo stesso spettacolo, ma al contrario e in un palcoscenico  differente. Il sole ci appare nel lato opposto a quello del tramonto, rompendo d’improvviso il buio, frantumando quel nero che per ore ha fatto da sfondo ai sonni di chi riesce a dormire la notte. Il sole si alza illuminando a giorno ogni cosa, gradualmente, espandendo le sue braccia millimetro dopo millimetro, accontentando tutti, accarezzando le piante, gli animali, ogni essere vivente. Ci viene a scovare nei nostri ritirati rifugi, bussando alle nostre palpebre.

“C’è permesso?”

“Cu è?”

“Buongiorno, sono io, il sole”.

“Buongiorno! Che piacere! Prego, si accomodi. Faccia come se fosse casa sua”.

“Ma lo è”. 

“E allora faccia finta, che così la tratto come merita un ospite importante”.

“Va bene”. 

E la luce ci esplode dentro, ci esplode fuori, ci esplode ovunque, e ci regala un nuovo giorno da vivere dopo la maschiata iniziale e dopo l’inevitabile raccomandazione di primo mattino in un codice che dobbiamo ben ascoltare e interpretare: 

“Adesso tocca a te, bello mio. Non dare nulla per scontato. Niente è ovvio in questo tuo tempo. Vivi il tuo nuovo giorno come fosse l’ultimo, partecipando allo spettacolo della vita che ho il grande onore di aprire e chiudere nel suo spettacolo quotidiano. Non lo sprecare, compà, mi raccomando”.

“Ci proverò”.


Raimondo Moncada 


*Nella foto, il sole di Sciacca che mi parla e io, come ben si vede, l’ascolto in religioso e ammirato silenzio. 


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