Che cos’è Natale?
È esserci.
È farsi un giro tra le luci della città.
È farsi un giro tra il silenzio e il sonno dei pescherecci al porto e andare a parlare con la Madonnina che dall’antico molo protegge la città e i saccensi e chi, oltre che agrigentino, si sente pure saccense.
È incontrare gli amici che ti abbracciano e si commuovono insieme a te di vedere il miracolo della vita.
È incontrare un amico dopo essere stato un’ora da solo al porto, mentre consegna un pasto caldo a una signora e sentirmi dire: “È sola”.
È vedere in ogni angolo, in ogni istante, capolavori di arte, di educazione, di eleganza, di umanità.
È ricevere messaggi di auguri e risposte da chi sta bene e da chi soffre e a tutto pensa tranne che prendere un cellulare e rispondere alla pioggia di messaggi di auguri.
È ricevere una telefonata da persone che non ti hanno mai telefonato.
È essere a casa.
È stare con la propria famiglia e non stare da soli e avere un pasto caldo fatto proprio per te, per i tuoi gusti.
È donare un regalo, ricevere un regalo, farsi un regalo e non trattenersi dall’emozione.
È andare a letto dopo cena, dormire e svegliarsi poco prima di mezzanotte e scrivere queste meditazioni.
È avere ancora una speranza.
È sentire musica senza musicanti, canti senza cantanti.
È rinascere e dire grazie con tutto il corpo che vibra per essere ancora di questa vita e di attraversarla a pieni sensi come fosse speciale, un bene prezioso di valore, uno spettacolo unico e irripetibile con il grande autore e regista che ti chiama continuamente non per piazzarti seduto in platea su poltrona di velluto ma per salire sul palcoscenico assieme agli altri attori tra suoni, luci e voci, compresa la tua voce che canta e declama inni da protagonista.
Buon Natale,
Raimondo Moncada
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