Via intitolata a Kennedj. Un Kennedy disc jockey?

Esiste una tabella toponomastica dedicata a “Kennedj” con il “dj” finale, “d” come la “d” di Dea e “j” come la pronuncia della mia ormai mitica “G” di Giumenta
La tabella è, voce del verbo essere, in un piccolo comune italiano.

Me lo avevano detto, ma non ci volevo credere. Mi sono così messo in viaggio per controllare de visu. Ho scattato pure delle foto col cellulare. Quel “dj” finale è rimasto impresso pure nelle immagini. Non ci dovrebbero essere dubbi di cecità. 
La domanda, allora, è sorta spontanea: ma chi è questo Kennedj con la gei finale e non con la ipsilon? La curiosità ha animato una serata in pizzeria con amici e parenti. Ognuno ha sparato la sua.
A casa, mi sono affidato a internet. Sa tutto, ormai. Ho cercato sul potente motore di ricerca di Google. Ho digitato tale e quale il nome riportato sulla tabella. Google mi ha quasi rimproverato. Mi ha detto all’istante: “Forse cercavi Kennedy”, con la ipsilon e non con la “j” di jolly. Mi correggo. Digito allora la parola “Kennedy”. Mi esce, a cascata, una caterva di nominativi, la maggior parte collegati alla celebre famiglia americana dei Kennedy. Il primo risultato è John Fitzgerald Kennedy chiamato solo John Kennedy senza Fitzgerald o anche JFK perché gli americani amano stringere e abbreviare. John Kennedy, per chi non lo sapesse, è stato il 35° presidente degli Stati Uniti d’America assassinato in un attentato a Dallas il  22 novembre del 1963. Sono bravo perché, prima di scriverlo, ho cercato su internet. 
Fin qui Google.

Controllo sulla prestigiosa enciclopedia Treccani, sempre su internet. Digito prima la parola “Kennedj”. L’enciclopedia, così come Google, mi ammonisce : “Forse cercavi “Kennedy”, con la ipsilon. Correggo allora la lettera finale. Sostituisco la gei con la ipsilon. Con Kennedy, il primo della lista risulta sempre John Fitzgerald, il presidente di cui accennavo in precedenza.
Ma chi caspita è questo Kennedj? Il mistero si infittisce. Non dormo. Nella notte ho incubi. 
La mattina mi sveglio con un’idea. Apro il computer. Mi collego su internet. Vado sul sito della enciclopedia Treccani e digito solo “dj” (pronuncia sicula diggei). La Treccanimi risponde dicendo che si tratta di Disc jockey, ovvero di un “animatore di spettacoli di musica in radio o nelle discoteche” oppure anche in piazza e privatamente nelle case di chi chiama per una festa tra amici. 
Consulto anche Wikipedia e digito solo le lettere “j” e “y”.
La J, apprendo, è la decima lettera dell’alfabeto italiano. È  chiamata i lunga ed è frequente la pronuncia all’inglese “gei”.
La Y è la venticinquesima lettera dell’alfabeto latino moderno. È chiamata ipsilon in italiano o i greca. Si pronuncia come la i.
Ritorno alla mia domanda iniziale: ma chi caspita è allora “Kennedj”?
La fantasia si mette in moto. Comincio a ipotizzare.
Penso che sia proprio il 35° presidente degli Stati Uniti e quella tabella è stata collocata in omaggio alla sua sconosciuta passione di fare il Dj, il Disc jockey. Prima di ogni riunione nella stanza ovale della Casa Bianca, andava in discoteca e faceva il Dj facendo ballare i suoi sostenitori democratici.
Sarà così. Me ne convinco. Non c’è altra spiegazione. Hanno dedicato una via al Kennedy dj e siccome nella tabella non c’era spazio hanno compresso il tutto in Kennedj, come Francescodj noto ai più come Dj Francesco. “John Fitzgerald Kennedy Disc jockey” sarebbe risultato in effetti troppo lungo anche per gli inglesi e gli americani che amano abbreviare.
È l’ipotesi più plausibile. Ma non ancora suffragata da prove certe, scientifiche. 
Un nuovo dubbio mi trapana il cervello. E se Kennedj fosse una personalità realmente esistente del paese che gli ha voluto dedicare una strada? Non so… Pasquale Kennedj, Lillo Kennedj, Carmelo Kennedj?  
Non dormo più. Ovunque vedo animatori musicali. Penso sempre a un dj nella famiglia Kennedy. 

E se la “j” richiamasse l’iniziale del nome di John Fitzgerald? Ma in questo caso, chi sarebbe Kenned?

Un dato è incontrovertibile. Quello della tabella è un personaggio importante morto da almeno dieci anni, perché se non trascorrono dieci anni dalla morte non ti possono dedicare nulla: strade, piazze, vicoli, marciapiedi.
Anche se sei famoso, anche se hai dato l’anima per il tuo paese, anche se hai dilapidato tutto il tuo patrimonio per dare lustro alla tua comunità, non possono ringraziarti toponomasticamente. Non ti possono intitolare neanche l’ingresso di un cesso pubblico. Prima devi morire e poi, per avere pace, attendere dieci lunghi anni (per eventuali approfondimenti vedi il libro “Ti tocca anche se ti tocchi”). 

Proseguirò nelle mie ricerche, tenendo anche conto di quanto andavano dicendo i pur sempre saggi latini: “Errare humanum est”. E ho potuto errare anche io. Perché no?  


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