Crollo ponte Verdura, aereo o traghetto come alternativa?

Da pendolari a turisti. In una terra turistica baciata dalla dea bellezza. Per andare a Trapani da Agrigento, si fa il giro della Sicilia. Il crollo del Ponte Verdura, sulla strada statale 115, in una zona di confine tra Ribera e Sciacca, farà conoscere meglio le meraviglie dell’entroterra di Sicilia. Si avranno ore a disposizione per gustarsi i paesaggi mozzafiato dietro file di auto. Qualcuno, però, comincia a studiare delle soluzioni innovative come l’uso di zattere o di canone portaauto o portabus o portacamion o portaporte per chi a casa ha bisogno di cambiare le porte. 
Su Facebook commenti e proposte si moltiplicano minuto dopo minuto da parte degli stessi sinistrati colpiti da una calamità senza precedenti: un ponte che crolla su una strada trafficatissima e senza alternative. C’è chi piange per non ridere e c’è chi ride per non piangere.   
Ma andiamo con ordine.  
Il ponte, fino a ieri, sabato 2 febbraio 2013, attraversava il fiume Verdura, tra i profumatissimi aranceti, collegando le province di Agrigento e Trapani. L’antica struttura è collassata miseramente, tuffandosi con le sue preziose pietre sulla sottostante acqua fresca che va a purificare il vicino Mar Mediterraneo.
Fino a prima del crollo, per raggiungere Sciacca da Ribera si impiegavano soli 15 minuti. Dopo il crollo, ci vuole un’altra ora abbondante lungo un percorso alternativo che, a ferro di cavallo, parte da una sponda e finisce a pochi metri dell’altra sponda. Una beffa! Per ricongiungersi con la statale 115, bisogna salire da Ribera fino a Calamonaci, arrivare a Villafranca Sicula e scendere fino a Sant’Anna, ai piedi di Caltabellotta, per immettersi di nuovo sulla 115. Non ci sono altre strade. 
Ribera-Sciacca: percorrenza di un’ora e 15 minuti, col limitato traffico domenicale. Da domani, col traffico settimanale, tutto si dilaterà. Non si può fare! Per il tempo, per i costi e per le condizioni del tracciato. È un percorso per lunghi tratti pieno di curve a gomito vomitevoli, stretto, con tante buche a vasca da bagno e cedimenti dell’asfalto franato a valle. Il percorso è più pericoloso dello stesso ponte collassato. L’aspetto positivo è che le buche terranno svegli gli automobilisti. Ai pendolari viene richiesto, ogni giorno, di farsi il segno della croce e partire evitando tutti i ponti. Potrebbero crollare. Questo percorso alternativo è vietato ai mezzi pesanti. Tir e camion per arrivare da Agrigento a Sciacca, dovranno prima raggiungere Santa Rosalia a Palermo e poi scendere. Non ci sono altre strade. E’ una disgrazia sociale ed economica. 

LE ALTERNATIVE AL PONTE
Sono tante le soluzioni prospettate. Una chiama in causa i progettisti del Ponte di Messina. Potrebbero prevedere nel loro progetto una piccola deviazione per Sciacca, oppure creare un ponte unico: Villa San Giovanni-Sciacca, passando per Messina, Catania, Caltanissetta, Agrigento e Trapani. Costruire un ponte a una campata, se ci campiamo.
Altri consigliano di farsela a piedi come un voto al proprio santo preferito, guadando il fiume Verdura. Altri ancora suggeriscono l’uso di muli e di asini, come ai bei vecchi tempi andati. Altri consigliano di creare una funivia. Altri di ammasare sul letto del fiume auto inutilizzate, fino al livello della campata del ponte crollato. Altri propongono di usare una doppia auto. Una da lasciare al di qua del ponte, l’altra al di là. C’è solo da guadare il fiume. C’è chi, sulla scia della precedente idea, propone l’uso di bus navetta da una e dall’altra parte. Ciò comporterebbe la creazione di ampie aree di parcheggio al posto dei profumati aranceti. C’è chi propone di scavare un tunnel sotto il fiume. C’è chi suggerisce di far intervenire Colapesce. C’è chi propone l’uso di zattere o canoe o, meglio, l’attivazione di un traghetto che faccia la linea Porto Empedocle, Ribera, Sciacca, passando per il lussuoso Verdura Golf Resort. C’è chi propone, addirittura, per fare prima, l’attivazione di una linea aerea Agrigento-Sciacca. C’è chi, in alternativa, propone di usare l’elisoccorso per i viaggi della speranza. In attesa, si potrebbe far intervenire il Genio Militare per istallare subito uno di quei ponti volanti che si usano per la ricostruzione delle zone di guerra del terzo mondo. Un sondaggio è in corso.  
VETTOVAGLIAMENTO
Per il viaggio, intanto, qualcuno si è organizzato con cibi leggeri tipici della terra di Sicilia: pasta a forno, cannelloni, bistecche, panelle, meusa, trippa, zireno, sangunazzu, stigghiola, pedi di porcu, sosizza e un cracker.
ISOLE CULINARIE
Qualcuno propone di creare un’area di sosta, una sorta di isola nell’isola per lo scambio e il ricambio. Un’area dove scambiarsi alimenti, culture, esperienze, lingue, linguacce. Nell’isola dell’isola si può prevedere anche un’isola ecologica dove isolarsi e scaricarsi dallo stress accumulato dopo una giornata di auto.

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