Una Tour Eiffel nella Valle dei Templi

La Tour Eiffel non è il simbolo di Parigi. È di più. È la stessa Parigi. I turisti arrivano nella ville lumiere per vedere la creatura in acciaio dell’ingegner Gustave Eiffel, eretta un secolo e mezzo fa in occasione di una esposizione universale (la costruzione risale al 1889). Doveva essere un’istallazione provvisoria, una dimostrazione temporanea del progresso tecnico, dell’ingegno umano e delle straordinarie possibilità offerte dal nuovo materiale da costruzione. La torre è rimasta invece lì, al suo posto, per sempre, a dominare il paesaggio parigino. E dire che quando venne costruita  non a tutti i parigini piacque, forse perché vedevano violentata la propria città da un “ammasso di ferraglia” (doveva essere abbattuta nel 1909, venne salvata dall’altezza ritenuta perfetta per la collocazione di antenne radio). Come non a tutti piacquero i Grands Boulevards voluti dal barone Hausmann che sventrarono il centro storico della capitale francese. 

Chi governò allora si prese una grande responsabilità, lasciando al suo posto la Tour Eiffel e squartando gli antichi quartieri parigini. Gli automobilisti oggi ringraziano e il parco che ospitò la esposizione universale ogni giorno è stracolmo di turisti. 
Un fiume in piena di gente si riversa a qualsiasi ora a partire dalla stazione della metro di Trocadero. Tutti con la bocca aperta e con gli occhi sgranati a esprimere incontenibile stupore. Tutti a immortalare il momento, facendosi video e foto e selfie, di giorno e di notte, con la torre spenta o con la torre illuminata dalle luci artificiali che donano alla scultura di metallo un ulteriore tocco di magia. Sembra anche finta. È come vedere i souvenir che centinaia di immigrati di colore vendono in ogni angolo. Tutti i turisti con macchine fotografiche e cellulari a fotografare il monumento da ogni angolazione: da lontano, da vicino, da sopra, da sotto. Tra non molto arriveranno pure i droni-Eiffel: ne siamo sicuri. 
Cominci a scattare foto appena metti piede sulla terrazza di Trocadero. Ti affacci e rimani incantato solo dalla torre. Attorno non c’è altro da vedere come in altri bellissimi quartieri parigini. File e file di turisti ad attendere ore nelle biglietterie e alla base della torre per salire in cima, con gli ascensori o anche a piedi per le inarrivabili scalette laterali, anche la notte, anche con il freddo. 

Saltare la tappa della Torre Eiffel è come non andare a Parigi. Vai a Parigi per vedere la Tour Eiffel.

Un gioiello di tecnologia dell’Ottocento unico al mondo. E chi l’avrebbe mai detto? Chi avrebbe mai scommesso su questa composizione di pezzi d’acciaio assemblati con arte dall’ingegner Eiffel secondo la tecnologia dell’epoca quando si costruirono pure ponti e metropolitane e chioschi e edifici (come il meraviglioso palazzo che ospita le Galeries Lafayette sul Boulevard Hausmann, con una spettacolare cupola a vetrate multicolori in stile liberty). 

Vedendo certi meravigliosi gioielli d’arte di casa nostra, come la Valle dei Templi di Agrigento, già meta di tanti visitatori, uno sarebbe portato a pensare, per il bene della propria terra e per far decollare l’economia turistica: perché non istallare anche tra i ruderi ellenici una Torre Eiffel con la tecnologia, l’arte e l’ingegno dei nostri giorni? 
Già nel formulare la domanda vieni investito dall’ondata distruttiva delle conseguenze a cui si andrebbe incontro. Ci si sente come bloccati da un senso misto di impossibilità, follia, delitto, crimine contro l’umanità, stupro alla storia. Ci vorrebbe una bella dose di audacia e incoscienza e irresponsabilità e lungimiranza per fare una cosa del genere. Chi solo la pensasse sarebbe all’istante travolto dall’opinione pubblica, annichilito dai critici d’arte, deriso dai colleghi, massacrato dagli amici e dai nemici sui social, arrestato in flagranza di reato da polizia carabinieri guardia di finanza e esercito per disturbo della quiete pubblica e sovvertimento dello status costituito, rinchiuso al manicomio in isolamento per evitare contagi. 
Mi nascondo. 

Raimondo Moncada 

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