I clandestini di Gulino, l’arte di chi vive e parla solo con l’arte






















Ha rinunciato al lavoro fisso per un’idea, un’idea anch’essa fissa. Una proposta d’insegnamento a Urbino, una cattedra sicura di disegno. Ha rinunciato per vivere di arte, solo d’arte, dalla mattina alla notte. Sempre. Pure nel sonno, quando l’arte si alimenta di sogni.
Una scelta. Una scommessa. Un rischio. Una pazzia, per alcuni. Per lui no, per Franco Accursio Gulino. Artista totale, nel corpo, nei capelli, nella barba, nello spirito. Altro non poteva fare nella vita che l’artista. Con questa idea fissa è andato avanti, occupandosi solo d’arte, dipingendo, disegnando, creando. E tela su tela, istallazione dopo istallazione, si é fatto strada, non badando ad altro che alla sua arte.
Una autentica rarità, specialmente dalle nostre parti, in Sicilia.


Vive tra Sciacca, la sua città, e Roma. A Sciacca ha un atelier in Piazza Matteotti, nel cuore del centro storico. Nella capitale, ha uno studio nei pressi della stazione San Pietro, a ridosso del Vaticano. Lo vedi spesso passeggiare con gli amici in piazza Angelo Scandaliato, enorme terrazza sopra lo sconfinato mare africano. Poi entra nel suo ritiro, nella sua grotta, nel suo mondo, nei suoi colori, nei suoi inchiostri, nelle sue materie, nei relitti clandestini vomitati dal mare, per dare forma, spessore e anima alle sue creature parlanti, farle uscire dalla sua testa.
Lo vedi dietro la vetrata del suo atelier dove scorgi paginoni a lui dedicati da importanti quotidiani nazionali come Repubblica, Corriere della Sera, Il Messaggero, cataloghi o illustrazioni realizzati con Micromega o Sellerio. Gira il mondo perché è apprezzato a livello internazionale.

Ha aperto da qualche giorno una mostra a Palermo, dal titolo Clandestini, Passano all’asta i sogni, nelle sale del Palazzo Steri di piazza Marina, un tempo sede del Tribunale dell’Inquisizione spagnola. Le opere di Gulino sono dentro il carcere della terribile inquisizione dove echeggiano ancora le voci, le urla, i graffi, di quegli uomini, di quelle donne bollate di eresia, di stregoneria o di altri reati.
Opere ispirate ai clandestini, a tutti i clandestini. “Una condizione esistenziale, ancor prima che sociale e geografica”, leggiamo in una presentazione sul sito dell’artista, rappresentati “in grandi tele e istallazioni dove uomini privati di parola, di nome e di diritti si impongono con i loro corpi nudi come Cristi in croce, dove la Sicilia è un miraggio a stelle e strisce, dove i barconi di migranti disegnano itinerari nel Mediterraneo”.


Una mostra solo aperta e non inaugurata, come evidenzia l’artista, con le opere che per precisa scelta non riportano alcuna didascalia che ne illustri il contenuto. Il quadro deve parlare da solo, ti deve suggestionare, ti deve riportare su quel mare carico di speranza e di morte per tanti clandestini rimasti tali.
E tu parli al quadro in una suggestione continua, in un rapimento che è lo scopo dell’arte. L’arte che cattura e non passa inosservata. L’arte che diventa arricchimento e non adornamento.
Una esposizione da vedere, per apprezzare l’arte di uno dei pochi veri artisti che vivono di arte e solo di arte. E fanno vivere l’arte.

Raimondo Moncada


Franco Accursio Gulino Clandestini, Passano all’asta i sogni 
Palazzo Steri, Carceri dell’Inquisizione spagnola 
Piazza Marina, 61 Palermo 
4-26 ottobre 2014, da lunedì a domenica dalle 10 alle 18 


Le foto sono tratte dal sito dell’artista: 

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