Elogio della cara matita, strumento del cuore













Ho riscoperto la matita. Non ha i tasti, ma scrive lo stesso e incredibilmente disegna pure. 

Vecchia matita, non muori mai. Rivivi quando ti tempero, quando accarezzo la testa della tua piccola punta. E tu ti stringi a me come il cagnolino o il gattino col suo amorevole padroncino. In questa pausa ti ritempri  e mi rigenero io. Poi andrai più chiara e fluente, come andranno più chiari e fluenti la mia mano che ti impugna e il mio umano cervello sempre a te legato. 

Ti sento umana. Ti sento come me: più invecchi e più diventi piccola. 

Non hai bisogno di batterie. Non hai bisogno di centrali elettriche o nucleari. Duri un’eternità. E ti affidi alle mani di un artista, di uno scrittore, di un disegnatore, di un pittore, di uno studente. 

Con la matita disegni, dipingi, scrivi anche le prime bozze di un capolavoro, riempi il diario, sottolinei un libro per segnare i passaggi più importanti, quelli che più ti colpiscono e che non dimenticherai più. 

La matita la mordi, la mangi, la stuzzichi, la muovi, la conservi, la custodisci, la porti con te nel calduccio di una tasca. 

La matita è intramontabile e mai sarà sostituita dalla tastiera di un computer. Quello che fa la matita il cervello elettronico neanche se lo sogna. La matita è lo strumento del cuore. 

Raimondo Moncada

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