Poveri chiodi. Soli, abbandonati, piantati. Con la testa battuta di qua e di là.
Quando ne vedi uno, di solito neanche lo consideri. Neanche pensi di raccoglierlo, di tenerlo tra le mani, di stringerlo tra le braccia. Non ci pensi, non ci vuoi pensare, per non avere anche un chiodo fisso in testa in aggiunta ai chiodi che durante il giorno ti si conficcano nel cervello.
Pensa la sofferenza, la solitudine. Neanche tra gli stessi chiodi c’è considerazione e solidarietà. Non si possono vedere, non si possono sopportare. Chiodo scaccia chiodo. Che brutta cosa.
Almeno, se ne vedi a terra uno, non gli mettere il piede sopra. Non per evitare di vedertelo conficcare nella scarpa e non, quindi, per vederti trapassare il piede (e non è un trapassato remoto). Lascia che sia qualche altro chiodo a pensarci: chiodo schiaccia chiodo, come scarpa schiaccia scarpa. Come faccia, il chiodo, è un gran mistero.
Solo il chiodo fisso rimane al proprio posto.
Basta così. Non vorrei più continuare con le raccomandazioni. Non vorrei sembrare ossessivo battendo sempre sullo stesso chiodo.
Raimondo Moncada
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