Il dolore della testimonianza. Ma anche l’eroico coraggio di vincere il groppo alla gola e raccontare la propria tragedia familiare, di figlio, di madre, di sorella di vittime innocenti di mafia, dando voce alla propria mai sopita sofferenza e a una accorata richiesta di giustizia, non di vendetta, ma di giustizia.
Non puoi che emozionarti assistendo a una presentazione del libro Vittime di mafia, scritto dal poliziotto scrittore Fabio Fabiano e dal giornalista e direttore della testata La valle dei Templi Gian Joseph Morici (Ragusa Monetti Editori). C’è dolore, tanto dolore nelle pagine del libro, in cui si distillano le testimonianze di familiari che ancora piangono i loro cari. Gente semplice che si è trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato, sindacalisti che hanno lottato per tutelare gli interessi dei contadini contro i latifondisti, imprenditori, commercianti, poliziotti…
La presentazione del libro non è una presentazione come le altre. È un pugno allo stomaco, è un riaprire le ferite ancora sanguinanti. Gli stessi familiari di vittime innocenti di mafia partecipano agli incontri con gli autori come è avvenuto ieri, venerdì 9 gennaio 2015, nella biblioteca comunale “Paolo Borsellino” di Cianciana, alla presenza dei rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui il sindaco Santo Alfano, l’assessore alla Cultura e alla Pubblica Istruzione Filippo Cicchirillo, del direttore Mario Ottavio Caramazza e di altri esponenti del mondo culturale e della società civile. Non uno, ma sono stati ben due gli incontri organizzati a Cianciana: uno la sera aperto alla partecipazione di tutti, l’altro la mattina riservato agli studenti delle scuole medie e superiori del territorio.
“Abbiamo scritto questo libro – ha rimarcato Fabiano – per loro, per i giovani, perché sappiano, abbiano memoria, si facciano i giusti convincimenti su quello che è accaduto, per costruirsi un futuro diverso”.
“Vittime di Mafia – ha spiegato Morici – è un libro che non ha per protagonisti mafiosi come tante altre pubblicazioni. Ma vittime innocenti, piccoli-grandi eroi siciliani che nulla hanno a che fare con la criminalità organizzata”.
Alcuni familiari delle vittime di mafia hanno partecipato all’incontro con gli studenti, la mattina, dando come sempre la loro appassionata testimonianza, raccontando il dolore ma anche il loro impegno a fare arrestare i responsabili dell’uccisione dei propri congiunti. Avrebbero dovuto intervenire anche la sera, ma lo stress emotivo è stato così grande che – ha spiegato il direttore della biblioteca Mario Ottavio Caramazza – non ce l’hanno fatta.
Gli incontri si sono conclusi con la proiezione di un video-documentario in cui si parla dell’omicidio di Filippo Gebbia, ucciso nella strage di Porto Empedocle del 21 settembre 1986. Gli autori del video – sempre Fabiano e Morici – ricostruiscono la storia di questo ragazzo attraverso le testimonianze della sorella Loredana, del suo parroco, dei suoi amici. Una storia semplice di un giovane perbene, gran lavoratore, che era da poco riuscito a coronare il suo sogno di “impiegarsi” alla Vetem di Porto Empedocle quando per caso si è trovato a passare nel luogo, in via Roma, dove sicari della mafia sparano all’impazzata contro vittime designate e vittime innocenti. Una storia raccontata in ogni particolare nel libro Vittime di mafia che contestualizza gli episodi da un punto di vista anche storico con documenti inediti provenienti dall’America.
Raimondo Moncada
Bellissimo articolo Raimondo, hai dato voce ed espressione ad una lunga giornata lavori, emozioni, racconti, testimonianze e commozione. Grande impegno civile, sociale e culturale. Grazie a nome di noi tutti.