Roma copia Agrigento, anzi l’antica Akràgas. I romani arrivano dopo. Come i numeri. Ma arrivano, in ossequioso rispetto nei confronti della Storia maestra di vita.
All’ombra del cupolone si accenderanno le luci rosse (se passano la corrente). Così come si accesero, accecanti, sotto l’infuocato sole della Magna Grecia. Dalla capitale giungono notizie di un progetto che prevede la creazione nel quartiere dell’Eur di un’apposita area a tema, senza divieti e censure.
Obiettivo: contrastare la prostituzione selvaggia e lo sfruttamento.
Parola d’ordine: tolleranza.
Amore libero, pulito, consenziente e bello, dunque. Così come lo fu, quando lo fu, due millenni e mezzo fa in Akràgas, l’ellenica Agrigento.
Una scelta coraggiosa, avanti e indietro con i tempi. Ma non tutti sono d’accordo. E oggi le polemiche sono roventi.
Secondo quanto riportato nell’ormai celeberrimo saggio di quel saggio di Raimondo Moncada dal programmatico titolo Dal Partenone di Atene al Putthanone di Akràgas, la mitica dea Giumenta praticò la divina attività amatoria con effetti allucinogeni negli affollati sotterranei di un sacro edificio della Valle dei Templi (nel libro è ben localizzato). E cotanto (proprio così: cotanto) fu il diletto delle popolazioni che da tutto il mondo accorsero, che si aprì naturalmente una lunga e piacevole fase storica caratterizzata da pace, appagamento e serenità.
Regnò solo l’amore.
Giumenta, meglio conosciuta come il Putthanone di Akràgas, accontentava tutti, in par condicio, senza distinzione di sesso, di razza, di ceto sociale, di livello culturale, di numero di scarpe e di cintura. Bastava mettersi in coda e attendere il proprio turno. Si dava a chicchessia con gratuita generosità, di colpo in colpo, senza esclusione di colpi: “L’amore non ha prezzo”, diceva nei rarissimi momenti di pausa mai in menopausa (non ci arrivò).
Divenne l’unica attrazione turistica della classicità, in un luogo subito divenuto polis di pilus.
Anche altre città dovrebbero seguirne l’esempio. Il nostro sostegno sarà massimo. Non solo sostegno. Avranno anche il convinto appoggio. È la condizione per una nuova pace vera e duratura. L’amore “abbabbisce” gli animi più bellicosi.
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