Il sangue di una tabella e il sacrificio del brigadiere Nastasi

Via brigadiere Nastasi




















Dentro un’umile tabella toponomastica scorre il sangue di uomini che hanno sacrificato la propria vita per il dovere, per l’attaccamento a una divisa, per l’amore di una terra dove in tanti, in troppi, sono caduti per mano criminale: magistrati, poliziotti, carabinieri, uomini, donne, bambini innocenti. Ma al sangue della tabella non fai caso. Non per male.


Il sangue trasuda, ma non sai, non hai mai saputo, come nel caso del toponimo della via “Brigadiere Nastasi”. E’ sempre stato un nome qualsiasi, per indicare una strada, il luogo di una scuola, di un ufficio o di una rivendita di pneumatici. Nella mia memoria non si è acceso mai quel neurone che attiva il ricordo, perché ricordi legati a quel nome non è ho mai avuti. Non mi ha, dunque, mai attraversato quel brivido che ti scuote tutto quando senti, leggi o pronunci nomi di piccoli e grandi eroi.


La toponomastica, il dare nomi a vie e piazze delle città, ha il compito di mantenere in eterno la memoria di personaggi che hanno dato lustro, dignità e onore al proprio paese nei campi della cultura, dell’arte, della politica, delle scienze, della lotta agli oppressori. Vie e piazze che attraversiamo ogni giorno, ma sul cui nome non soffermiamo la nostra attenzione. Non andiamo al di là della semplice indicazione della via. Passiamo oltre, distratti da altri mille pensieri. Il nome della via ci serve solo per orientarci nella geografia fisica del paese, non in quella viva ed emotiva. 

Quanti personaggi sono dimenticati e quanti sconosciuti?

La toponomastica è un libro aperto. Un omaggio a chi ha fatto grande la nostra terra, anche con audaci ed esemplari azioni. Per caso, sono stato catapultato dentro la tabella dedicata al “Brigadiere Nastasi”. Sono andato così oltre la superficiale lettura della via, provandone il brivido della “Grande Memoria” di quegli uomini, di quelle donne, che si sono sacrificati per la Sicilia, che hanno dato la propria vita per un ideale. 

Il caso ha voluto che leggessi un link su Facebook pubblicato dal figlio del brigadiere Nastasi, Tony. Il link rimandava a una notizia pubblicata sul sito “Strettoweb.com” dal titolo “Per non dimenticare: Baldassare Nastasi, Alberto Capua, Vincenzo Ranieri, innocenti vittime della mafia”.  


Leggo e rimango pietrificato. Non ne avevo mai sentito parlare, oppure non ci ho mai fatto attenzione. 


Quando il brigadiere Nastasi venne ucciso, io ero un ragazzo di 12 anni, Tony un bambino di 7 anni. Era il 4 giugno 1979. Una banda assalta l’agenzia della Banca Sicula di Montevago. Il brigadiere Nastasi si lancia all’inseguimento, con il carabiniere Lorenzo Brunetti, dopo l’allarme giunto alla compagnia dei Carabinieri di Sciacca. Nelle campagne di Partanna, il suo paese natio, c’è un conflitto a fuoco. Nastasi trova la morte, il carabiniere Brunetti viene ferito gravemente. 

Il brigadiere Baldassare Nastasi aveva 40 anni, gli stessi che oggi ha il figlio Tony. Ha comandato diverse stazioni dei carabinieri. È stato in Calabria e in Sicilia: Maratea, Santa Elisabetta, Sciacca e a Morreale dove operava il capitano dei carabinieri Emanuele Basile ucciso in un agguato mafioso il 4 maggio 1980.

Vado ancora a fondo.


Sul sito “Vittimemafia.it” scopro che, con decreto del Presidente della Repubblica, al brigadiere Baldassare Nastasi il 27 febbraio 1980 viene conferita la medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:

Addetto a Nucleo operativo e radio­mobile di compagnia, in occasione di rapina perpetrata in Istituto di Credito della zona, si poneva con militare dipendente alla ricerca di autori e mentre si accingeva ad identificare due individui, successivamente risultati responsabili del crimine, veniva fatto segno da numerosi colpi di pistola esplosi da brevis­sima distanza, benché mortalmente ferito, trovava la forza di reagire con la pistola in do­tazione fino a quando si accasciava al suolo esanime. Luminoso esempio di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio“.


Ora so. Ora, ogni volta che mi indicheranno “Via brigadiere Nastasi”, a Sciacca, una scarica di elettricità emotiva accenderà nei miei neuroni la luce del ricordo di quello che è accaduto e di quello  che non bisogna dimenticare.


La memoria bisogna anche costruirla e mantenerla viva. All’ignoranza si può sempre porre rimedio così come all’oppressione mafiosa in modo da avere meno tabelle commemorative, meno orfani e più padri. 


Raimondo Moncada 

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