Caos, privare Luigi Pirandello della cittadinanza ordinaria di Agrigento?



















C’è una discussione accesa sulla concessione ad Andrea Camilleri della cittadinanza onoraria della città di Luigi Pirandello, entrambi i letterati legati da parentela e da comuni luoghi degli affetti (un tempo Porto Empedocle, città natale di Camilleri, era pure la Marina di Girgenti, città natale di Pirandello). 

Non c’è unanimità sul web e il web, come si sa, conta e ormai fa opinione, legge e mercato. 

Allo scrittore empedoclino non vengono perdonate alcune affermazioni con cui, citando lu “zu Luigi Pirandello”, ha pittato gli agrigentini, così diversi caratterialmente dai “marinisi”. 

Per dirla tutta, neanche Luigi Pirandello, pur legato alla sua terra, continua fonte di ispirazione, non è stato tenero con la sua e la mia città, Agrigento, ai suoi tempi chiamata Girgenti (ai miei tempi Giurgenti). Solo in un passaggio del romanzo I vecchi e i giovani, Pirandello parla di Girgenti come “la città dei preti e delle campane a morto”.

Si dirà: è solo la finzione di un romanzo. Giusto. E si dirà: Pirandello è Pirandello! Come Sanremo è Sanremo.

In un altro passaggio de “I vecchi e i giovani” si legge: “Fortuna che finora lì a Girgenti nessuno si moveva, né accennava di volersi muovere! Paese morto. L’accidia, tanto di far bene quanto di far male, era radicata nella più profonda sconfidenza della sorte, nel concetto che nulla potesse avvenire, che vano sarebbe stato ogni sforzo per scuotere l’abbandono desolato, in cui giacevano non soltanto gli animi, ma anche tutte le cose”.

Il romanzo riporta già nella prima pagina la seguente descrizione: “Pioggia e vento parevano un’ostinata crudeltà del cielo sopra la desolazione di quelle piagge estreme della Sicilia, su le quali Girgenti, nei resti miserevoli della sua antichissima vita raccolti lassù, si levava silenziosa e attonita superstite nel vuoto di un tempo senza vicende, nell’abbandono d’una miseria senza riparo”.

In un frammento autobiografico Pirandello parla con emozione dei suoi natali, localizzandoli anche geograficamente: “Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti”.

Perché, dopo cotanto romanzo, non privare della cittadinanza ordinaria di Girgenti-Agrigento l’immenso genio premio Nobel per la Letteratura e lasciarlo solo come figlio del Caos, illustre cittadino dell’immenso Universo? 

Basta una petizione on-line, un clic per avere subito l’opinione del web e decidere il destino di un uomo di un altro mondo.

Raimondo Moncada

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