Facebook si rinnova, continuamente. Cambia la veste grafica, le funzionalità, per rispondere sempre più alle esigenze di un miliardo e mezzo di utenti in tutto il mondo. In questi giorni si è dato risalto all’indiscrezione dell’affiancamento al celebre “mi piace” di un nuovo pulsante. Si è parlato tanto di una sorta di pollice verso, di romana memoria (veniva usato dalle folle nelle arene dell’antica Roma per decidere il destino, morte o vita, del gladiatore sconfitto). Il pollice verso potrebbe servire per esprimere con un unico simbolo (“non mi piace”) una varietà di sentimenti, centrandone le precise sfumature emotive come: il disaccordo, la contrarietà, il rifiuto, lo schifo, la repulsione, l’orrore, la condanna.
A leggere alcuni resoconti giornalistici, però, emergerebbe una interpretazione diversa degli intenti del fondatore del social più famoso del pianeta. Mark Zuckerberg penserebbe a un bottone del tipo “mi dispiace” che consentirebbe agli utenti di manifestare sentimenti di vicinanza umana, di dolore, di empatia, di compassione, di incoraggiamento (il “mi dispiace” potrebbe essere utile quando qualcuno pubblica un post di morte, di grave malattia, di ferimento: in questi casi si assiste allo strano fenomeno di utenti che mettono “Mi piace” alla notizia del decesso di qualcuno, del malore di qualcun altro).
Il collaudo del “mi dispiace” non dovrebbe tardare. Cambierà di molto, ne siamo certi, l’emotività del social.
A Facebook chiediamo, a questo punto, di prendere in seria considerazione anche la possibilità di prevedere il pulsante “a me mi piace”. Tralasciamo l’analisi sulla correttezza dell’uso di questa forma. Ci basta sapere che non tutti, quando parliamo, usiamo la forma “a me piace”.
La previsione del pulsante “a me mi piace” renderebbe Facebook una piazza più aperta, più accogliente, un luogo che non giudica, denigra, emargina qualcuno, neanche chi non ha avuto la fortuna o la pazienza o la determinazione di studiare a fondo la grammatica e che ha voglia solo di esprimersi.
Per facilitarne l’inserimento, ci permettiamo di suggerire anche la forma grafica. Il pulsante “a me mi piace” potrebbe essere rappresentato da una mano con quattro dita (indice, medio, anulare e mignolo) chiuse a pugno con il solo pollice alzato. Per distinguerlo dal classico “like”, il pollice di “a me mi piace” dovrà presentarsi bello rigonfio, come se fosse stato pestato da una martellata.
Raimondo Moncada
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