Facebook e i miei gas, condizioni per la policy anti palpity

ATTENZIONE! Attenzione a tutti!
Per la policy, la privacy, la publicy e l’antology, anche oggi sono costretto a condividere un messaggio che nella sua chiarezza legale ho avuto modo di postare su Facebook il 2 novembre 2015, per i vivi il giorno dei morti. Per ripubblicarlo c’è una ragione. Vedo che tantissimi profili, ancora una volta, condividono admuzzum messaggi rivolti a Facebook e agli enti ad esso associati aventi ad oggetto il permesso di usare le immagini, le  informazioni e le pubblicazioni, sia del passato, sia del futuro che – dico io – della vita post mortem. 
Per quanti si fossero allora messi in ascolto solo oggi, RIPETO, pubblicando il RIPETO anche sul mio storico blog personale la presente INEQUIVOCABILE DICHIARAZIONE:
Non consento – dicasi NON CONSENTO – che si pubblichino note che non capisco e che in tanti, moltiplicando, stanno pubblicando, proliferando, senza leggerne il contenuto. Tali note, suddette o anzidette, mi creano ansy (ansia), agity (agitazione), palpity (palpitazione), tremity (tremore), prurity (prurito), tensity (tensione), fino al deprimy(depressione) e al caso estremo dello sbattity (battere volontariamente la testa al muro più e più volte o, a scelta, contro un palo).  

Potrei citare il sistema per danny (danni). 
SIA CHIARO A TUTTI: (DUE PUNTI)

Sto su Facebook consapevole di essere su uno spazio privato a uso pubblico e che una mente centralizzata, informatizzata, diabolicacizzata, sfuggente, prima mi ha catturato e ora mi controlla tenendomi attivo sul social, prevedendo ogni mia reazione, leggendomi tra le righe dei pensieri, proponendomi notizie e prodotti a mia misura e somiglianza, analizzandomi le analisi del sangue, verificando la qualità dei miei scarichi gassosi, acquisendo pure le ramificazioni genealogiche e genetiche. Se ho desiderio di dolce, mi vedo spuntare foto di cannoli e cassate siciliane. Se ho desiderio di rilassamento, mi vedo all’interno di una Spa “Stoccamitutto” con massaggi orientali praticati con dolore di ultima generazione. Se ho bisogno di andare in bagno mi indica con una mappa per raggiungere il cesso più vicino nel giro di mille chilometri quadrati per non farmi pisciare addosso, spingendomi lungo un percorso guidato con rumorosi Bip Bip.  

Su Facebook sono osservato, seguito, raggiunto, verificato, certificato. E, quindi, in base a tutti gli articoli del Codice di Procedura Digitale, che qui richiamo e faccio con forza valere, dichiaro solennemente che sono controllato anche quando, fumando come un turco, vado di corsa in un bagno turco lontano dalla Turchia dove pur sono stato innocente, appena maggiorenne, a fare spettacoli di balli e musica siciliana. E, sapendolo, da non turco, odoro e mi faccio odorare, trasmettendo il mio olezzoso profumo al prossimo, a chi verrà e a chi mi chiederà l’amicizia, come un appestato puzzolente. 

Il mio profumo è anche di Facebook e lo appesta pure. Così come il profumo di Facebook appesta il mio. Ci appestiamo reciprocamente, con o senza mente. 
Letto, confermato, sottoscritto

Sicilia, Mar Mediterraneo, Longitudine, Latitudine, 4 Novembre 2015, 
Raimondo Moncada

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