Se un giorno, non so quando, non so dove, non so perché, non so come, dovessero assegnarmi il Premio Nobel per la Letteratura, farei come il mio idolo Bob Dylan che ho sempre amato per i suoi capolavori: non risponderei all’Accademia di Svezia.
Anzi farei di più: staccherei il cellulare; mi farei tagliare il telefono; rottamerei il fax; non aprirei più le email; uscirei da WhatsApp; mi sospenderei da Facebook, Twitter, LinkedIn, Google Plus, Instagram e altri social; chiuderei le finestre con spessi sipari per non farmi captare da binocoli e monocoli o farmi raggiungere dai segnali di fumo; sprangherei porte e balconi per non fare entrare i vigili del fuoco; staccherei il contatore per disattivare il citofono; non aprirei agli amici che, preoccupati, busserebbero con i pugni alla porta assieme ai giornalisti che vorrebbero carpirmi una dichiarazione o un semplice gesto di commento.
Se possibile cambierei residenza, muterei identità, mi darei all’anonimato. Se possibile, andrei in una giungla con gli animali selvaggi o fuggirei su un’isola deserta, sconosciuta alle mappe ufficiali, non riconosciuta dai navigatori, e opportunamente schermata per non essere trovata e controllata dai satelliti spia, dove vivrei ignudo e rasato per non rischiare di essere intercettato dalle moderne diavolerie tecnologiche a causa dei vestiti e dei peli superflui.
Rifiuterei il premio come già fatto da alcuni o farei scena muta come Dylan, inseguito senza successo dai sudati membri dell’Accademia di Stoccolma. Non posso essere messo sullo stesso piano di Luigi Pirandello, Ernest Hemingway, Pablo Neruda, Giosuè Carducci, Eugenio Montale, Henri Bergson, Thomas Mann, Rabindranath Tagore, Grazia Deledda, George Bernard Show, Thomas Stearns Eliot, William Faulkner, Hermann Hesse, Boris Leonidovich Pasternak, Salvatore Quasimodo, Samuel Beckett, Jean-Paul Sartre, Gabriel García Márquez, Dario Fo, Mario Vargas Llosa, Orhan Pamuk, José Saramago ecc.
Mi accontento dei miei personali e sentiti e prestigiosi e unici Self Award, autopremi di rilevanza internazionale (si veda la storica foto della prima consegna). L’Accademia di Stoccolma non busserà mai alla mia porta, neanche per sbaglio, neanche fra cent’anni quando, immagino, tenterà di rintracciare, con l’infallibile sistema porta a porta, Bob Dylan, il cantautore con cui sono cresciuto al liceo.
Raimondo Moncada
P.S. Se l’Accademia del Nobel volesse contattarmi, me lo faccia in qualche modo sapere. Prendo il primo aereo e vengo, senza fare perdere tempo prezioso. E se non posso con l’aereo, vengo a piedi, pure scalzo, ‘mpiduni. Arriverò prima o poi. Pago io le spese, pure l’artigiano del premio. Prima scherzavo. Vi prego. Attendo…
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