Con un like ora ci campi la famiglia. E, se sei bravo, puoi anche fare di più.
Tutto gira ormai attorno ai like. Senza like non vai più da nessuna parte. Li puoi guadagnare col sudato lavoro, con la creatività e l’intelligenza. Ma li puoi pure comprare. Si può. Puoi piacere anche comprato. Almeno così promettono alcune App che vanno ormai tanto per la maggiore su smartphone e iPad. Più like ricevi e più importante pari nei diversi settori in cui vuoi emergere. Quel like significa che quello che dici, quello che pensi, quello che scrivi, quello che fotografi, quello che dipingi, quello che ti esce dalla materia ingrigita del cervello, ha un seguito. E se ha un seguito misurabile ha un suo valore intrinseco, estrinseco e centrinseco.
Anche se quello che esprimi fa abbaiare i cani, non ha alcuna importanza. I cani non capiscono l’umano sistema innovativo dei like su cui si reggono da qualche anno tutte le società del mondo, anche quelle del terzo mondo dove è finalmente sbarcata la rivoluzione di internet. Anche Tarzan ora ha il modo per connettersi al web di cui non si può fare a meno neanche nella giungla per comunicare con Jane. E se gli arriva un segnale disturbato, Tarzan ha la fortuna intrinseca di spostarsi velocemente con le liane facendo rimanere a bocca aperta gli invidiosi gorilla. Perché per ottenere i like bisogna avere prima di tutto una buona connessione. Dopo che sei connesso ti apri un account su un popolare social network e cominci a pubblicare foto di quello che fai, pensieri su quello che pensi, video su quello che filmi. Se riesci ad avere centinaia, migliaia, milioni di like hai fatto tredici. Diventi una star e se sei una star verrai pregato per pubblicare libri sui tuoi pensieri, per incidere dischi di urla, per fare mostre di quadri sui tuoi scarabocchi, per fare esposizioni di foto sui tuoi scatti di nervi. Più like hai e, per matematica statistica, più popolare diventi. E più popolare diventi, più vieni seguito. E più vieni seguito, più le persone sono disposte a comprare una liana da te, anche taroccata, anche di zucchero filato, per farsela un giorno autografare dall’amico Tarzan (aaaauuuuaaaaahhhhh!).
Il like ha di fatto superato il dollaro e l’euro e anche l’oro e i diamanti. È il nuovo valore di scambio. Tutto si è convertito alla filosofia del like. Con i like si fanno carriere, si mette su la pignata (pentola), si calcano (con la elle) i palcoscenici di Broadway, si viene esposti al Louvre al posto della Gioconda, si muovono le masse, si viene osannati e totemizzati.
Ti fai insomma un nome anche diverso da quello di nascita.
Puoi nella vita reale essere un grande artista, un grande intellettuale, un grande pensatore, un grande scrittore, un grande fotografo, un grande musicista, un grande grande grande, ma rischi in vita di non essere riconosciuto come tale. Se non riesci ad attirare like a sufficienza ti trasformi nel giro di qualche istante in un bluff, in un incompreso, in un incompetente, in un due di bastoni con briscola a coppe, in uno che in definitiva non vale niente di valore intronsico ed estronsico.
Ma come funziona questo successo che piace così tanto, senza distinzione di sesso, cultura e culturismo?
Semplice: ci sono gli osservatori dei like. Appena superi la soglia, gli osservatori osservanti ti segnalano a chi di dovere (che è pure un piacere!) come personaggio. Devi fare del tuo meglio e diventare il migliore dei migliori: il meglio assai (ho visto con i miei occhi adolescenti fare la fila per farsi un selfie con un altro adolescente innalzato agli onori del Like, ho letto sempre con i miei occhi di youtuber sommersi di Like contattati da imprese editoriali per pubblicare libri).
Le moderne scienze neurobotiche che studiano il fenomeno consigliano di dimenticare quello che si è e quello che si è in grado di fare con la propria testa, con la propria voce, con le proprie mani. Bisogna, al contrario, fare quello che piace alla maggioranza dei potenziali likkisti e cercare di non contrariarli. Se i loro gusti coincidono con i nostri abbiamo fatto tombola e a Natale fare tombola vale quanto un tombolone. Sono i likkisti a determinare oggi come oggi il destino del mondo e dei suoi principali interpreti. Basta un non like e sei fregato!
Gli ignorati sono i moderni vinti verghiani. Non hanno vie di scampo per scampare a questo ineluttabile destino.
Mi auguro che questa mia spiacevole elucubrazione non piaccia a nessuno e che non prenda alcun like (lo dico tanto per farmi bello: vi prego, condividete in massa! E mettete un convinto “mi piace” che alla fine non costa nulla).
Raimondo Moncada
www.raimondomoncada.blogspot.it
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