Si ricomincia. Alla fine di dicembre e dopo il Natale, si prendono di nuovo in mano computer e cellulari per sparare gli ultimi botti carichi dei migliori auguri questa volta per l’anno che verrà. Se non ti proteggi, anche psicologicamente, rischi di rimanerci stecchito dalla raffica di sms, messaggi privati su messenger, messaggi pubblici su Facebook, video e foto su Whatsapp, il postino che bussa e ribussa tre volte. Come per il Natale: “Auguri a te e famiglia!”, “Ricambio con affetto, a te e famiglia”, “Che il 2017 sia per te e famiglia…”
Centinaia, migliaia, milioni di auguri viaggiano per ore ed ore, fino al giorno del Capodanno, intasando le linee telefoniche, bloccando internet, saturando le memorie dei cellulari.
Cosa ci si augura? E cosa ci si augura che non sia già stato augurato gli anni precedenti, tanto per cambiare, per essere originali e non ripetitivi?
Alla fine, quello che più conta – e lo sappiamo – non è il contenuto dell’augurio ma l’augurio in sé per sé. Fare gli auguri significa legame, considerazione, rispetto, ricordo, affetto. Significa esserci per qualcun altro con una formula verbale, un abbraccio, una stretta di mano, una telefonata attesa o inattesa.
Fioccano, comunque, in questo periodo le ricerche e i sondaggi. In cima sembra esserci la salute. Ci si augura di stare bene. Ma al di là delle statistiche ufficiali, ognuno di noi ha i propri personali auspici più o meno segreti, nuovi di zecca oppure ereditati dagli anni passati e che non dirà mai al sondaggista che ti aspetta fuori dalla porta. Possiamo anche indovinarli gli auguri, aiutandoci con le categorie, sostituendo il freddo sondaggio con la calda fantasia.
Ecco di seguito un nostro mini sondaggio. Cosa hanno risposto gli italiani alla domanda “Cosa ti auguri per il 2017?”.
L’obeso: di non mangiare più e comunque di cominciare a non mangiare dopo la Befana.
L’affamato: di mangiare e subito, anche la Befana.
Il povero: di diventare ricco, anche con un miracolo o con un colpo di c.
Il ricco: di diventare più ricco, anche per sbaglio.
Il disoccupato: di trovare finalmente un lavoro.
L’occupato: di staccare finalmente dal lavoro.
Il genitore: di vedere i figli sistemati.
I figli: di vedere i genitori sistemati.
Il brutto: di diventare bello.
Il bello: di non diventare brutto.
Il sordo: di sentire e da entrambe le orecchie.
Il tirchio: di non sentire dall’uno e anche dall’altro orecchio.
L’imprenditore: di intraprendere.
Il lagnuso: di non essere intrapreso.
Lo scrittore: di essere letto.
Il dormiglione: pure.
Il giovane: di diventare grande.
L’adulto: di ritornare giovane.
Il pessimista: non mi auguro nulla.
L’ottimista: pure io.
L’infelice: di ammalarmi di felicità.
Il felice: di contagiare gli infelici.
Il riservato asocial: sono c. miei!
L’estroverso social: rispondo volentieri per augurare di cuore a tutti: pace, amore, serenità, ricchezza e tanti sorrisi, almeno uno prima, durante o dopo i pasti.
Raimondo Moncada
www.raimondomoncada.blogspot.it
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