Auser di Ribera, rinascere a 90 anni e anche oltre

Rinascere a 70, 80, 90 anni e anche oltre. Perché la rinascita non ha età. Si può. Succede. L’Auser di Ribera ne è un esempio. “È una grande soddisfazione vedere entrare nella nostra sede persone che si sorreggono con l’aiuto di bastoni e poi metterli da parte per ballare assieme ad altri quando parte la musica in sala”. Me lo racconta la presidente dell’Auser di Ribera Giovanna Valenti, professoressa di arte in pensione, nel luogo della rinascita, in Corso Regina Margherita 266.
Entro nella sede dell’associazione “Amici della terza età” con l’amico Totò Castelli, giornalista e vice presidente dell’Auser. È socio dal 2000, da quando a 50 anni ha deciso di farne parte “con lo spirito di non essere anziano, ma amico degli anziani”. Mentre parliamo, nell’ampia sala d’ingresso si svolge una lezione di ginnastica. A terra, impegnate in piegamenti vari (che mi ricordano la fase della mia perduta elasticità fisica), ci sono una ventina di donne di varia età, dai cinquant’anni in su. Perché è questa la fascia d’età che frequenta e rende viva l’Auser con i suoi oltre cento iscritti (130 nel 2016, il tesseramento del 2017 è in corso). Tocchiamo punte tra i soci anche di 90 anni o quasi, come nel caso del signor Giuseppe Turano “il più assiduo” e “così orgoglioso di essere dei nostri”. Giuseppe Turano, vengo a sapere, compirà 90 anni proprio nel 2017, l’anno in cui si festeggiano anche i trent’anni di vita dell’Auser di Ribera “tra le prime associazioni ad essere fondate in provincia di Agrigento”. E anche tra le più longeve. È stata fondata nel 1987. Il primo presidente è stata una donna: Rosa Guaia. Anche la seconda, e per tantissimi anni, è stata una donna: Bruna Branchini. 

Da sinistra: Elvira Manca, Giovanna Valenti e Totò Castelli


“Siamo un’associazione onlus e siamo orgogliosi di andare avanti con le nostre forze” afferma fiera la presidente Giovanna Valenti, in carica dall’aprile 2014. Sorridendo dice: “Costretta a furor di voti”. Ha la capacità di affrontare e risolvere le criticità e di mediare tra diverse e anche divergenti posizioni. Ti colpisce la sua eleganza e la sua calma. Mi parla e mi fa vedere i quadri che sono stati realizzati da alcuni soci dell’Auser nel corso del laboratorio condotto proprio da lei.

Tra le innumerevoli attività di rilievo, mi indicano l’Università Popolare della Terza Età, coordinata da Elvira Manca, fiera casalinga, vivace intelligenza e occhio sveglio: “Con l’Auser abbiamo dato sollievo alle famiglie e i nostri figli sono molto contenti di quello che facciamo”.

Applicando la lezione latina, si pensa al corpo con i laboratori ginnico-motori e si pensa pure alla mente con lezioni tenute da diversi docenti, circa una ventina, che senza chiedere nulla in cambio se non grata attenzione, animano da volontari l’Università della Terza Età intervenendo su svariate materie: letteratura, storia, sociologia, medicina, giurisprudenza, geologia ecc. Tra i docenti: Margherita La Rocca Ruvolo, Nenè Mangiacavallo, Gaetano Schillaci, Mimmo Macaluso, Raimondo Lentini, Giovanni Manzullo, Pietro D’Anna, Giovanna Quartararo, Sino Guarisco, Antonella Ambrogio.
A breve partiranno le lezioni di informatica, per l’uso del computer, di internet e dei social network, con un laboratorio gestito dai due giovani impegnati all’Auser con il Servizio Civile Nazionale: Liliana Tornambè e Antonino Campanella.

Opere realizzate dai soci dell’Auser durante i laboratori d’arte

“L’associazione – leggo su un pieghevole – svolge una corposa serie di iniziative nel corso dell’anno, tutte finalizzate a sconfiggere la solitudine della persona anziana”. L’elenco è davvero consistente: Università della terza Età; laboratori di ginnastica, di pittura e di musica (l’Auser ha pure un coro); l’organizzazione del premio letterario dedicato al pacifista riberese Giuseppe Ganduscio; l’allestimento di mostre d’arte, l’organizzazione di incontri culturali o momenti di approfondimento su argomenti di attualità come è avvenuto sul referendum costituzionale; il recupero di tradizioni popolari e religiose; gite ricreative, iniziative di carattere sociale e umanitario, pubblicazioni e incontri ricreativi. Nell’anno del trentennale, si aggiungeranno altre iniziative, come quella dell’istituzione di un centro studi dedicato a Giuseppe Ganduscio pacifista e anche artista (ha scritto delle canzoni per l’amica Rosa Balistreri). Tra gli obiettivi futuri c’è l’istituzione di un museo della memoria per raccogliere in modo organico tutto il materiale riguardante l’aviere riberese Calogero Sparacino, internato nel campo di concentramento nazista di Dachau. Punto fermo rimarrà sempre la battaglia per l’apertura della Casa per Anziani, costruita tanti anni fa, vandalizzata negli anni, e mai fruita.  

Tante attività che a menti stanche, rigide e rassegnate all’inesorabile trascorrere del tempo, farebbero venire la confusione. Così non è. Ringrazio gli amici di Ribera per questo insegnamento: la vita non ha età. All’Auser sono stato investito da una entusiasta vitalità, dalla voglia di fare, di mettersi in discussione, di scommettere sul futuro, di istruirsi e di divertirsi come dei giovani, ritornando giovani e forse più giovani dei giovani che spesso diventano vecchi nel senso più deleterio del termine (perché anche la vecchiaia non ha età e può colpire precocemente).
L’Auser di Ribera si pone come punto di riferimento per chiunque: “Siamo aperti a tutti”. non ci sono limiti di età, di pensiero, di ceto sociale, di livello culturale, di professione svolte. Io ci sono entrato per la prima volta. Ma non sarà l’ultima. Voglio continuare il mio personale processo di ringiovanimento e a sentirmi giovane tra i giovani. Ricordandomi che anche lo spirito giovanile è molto contagioso.
Chiudo con due citazioni attribuite a una donna sempre giovane fino all’età di 103 anni, Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la scoperta dell’NGF, il fattore di crescita nervoso: “Il cervello non ha rughe: se continua a lavorare sodo, si rinnova continuamente, anche dopo gli 80 anni e, a differenza di altri organi, può perfino migliorare. Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita”.
Raimondo Moncada

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