Mutilazioni scolastiche ed esami con la Storia

Le emozioni, ma anche le amarezze, non finiscono mai. Dopo le intense presentazioni al pubblico dell’ultimo libro, scopri il desiderio di una studentessa a presentare Il partigiano bambino – la storia di Gildo Moncada all’esame di fine quinquennio liceale come argomento centrale della propria maturità.
Me lo hanno rivelato i genitori della ragazza, facendomi rivenire i brividi.
Ti portano all’esame: ma si può fare?
Certo. Ma c’è un problema, legato soprattutto ai programmi ministeriali, così lunghi, così lenti, così fiscali, così condizionati anche da un anno scolastico che non è mai lineare, ma rallentato da vari imprevisti. E allora succede che gli insegnanti non arrivino a trattare quella fase della storia che è ancora dentro di noi, nelle nostre carni, nel nostro vissuto, nella nostra vita, in un paesaggio urbano ancora con case sfregiate dalle bombe e con fortificazioni mai distrutte. È quella fase della storia da cui è nato lo Stato che viviamo, da cui è sfociata la Costituzione oggetto pure di un esame popolare in una recente consultazione referendaria.
In un’aula scolastica, studi così la storia dell’uomo delle caverne e non quella dei protagonisti della seconda guerra mondiale, studi la poesia “S’i’ fosse foco” di Cecco Angiolieri e non la lirica “Alle fronde dei salici” di Salvatore Quasimodo… La scuola parte bene dall’inizio della storia dell’umanità e arranca alla fine, facendo fatica ad arrivare alla prima metà del Novecento, che sembra così lontano, ma è così tanto vicino.
Non è, dunque, così facile, così scontato per una ragazza di diciassette anni portare all’esame della propria maturità la storia di tanti ragazzi più giovani della sua età, animati dal “foco” di un ideale e dal senso dell’impegno e del sacrificio; giovani che, assieme alle loro famiglie, hanno vissuto la tragedia della guerra interrompendo pure gli studi con la scuola ufficiale ma non indietreggiando di fronte all’esame con la Storia.
Perché? C’è  il problema di come proporre l’argomento perché attorno al Partigiano bambino devi eventualmente far girare tutto il resto. L’esame di maturità, con la tesina, è un percorso multidisciplinare. Parti da un argomento centrale per poi agganciargli tutte le altre materie con collegamenti diretti, logici, storici. Ma per una scuola che non arriva a trattare il Novecento, nella storia, nelle lettere, nelle arti, nella fisica, negli ingegni, nelle follie, nelle rivolte, è un grosso ostacolo.
Come sostenere, allora, il desiderio di questa ragazza? Quali collegamenti suggerirle?  
Anche io, a scuola, al liceo, non sono arrivato a studiare, ad approfondire la storia che ha chiamato all’impegno anche mio padre, allora non ancora sedicenne. L’ho studiato dal vivo, scavando nell’oblio, riallacciando i collegamenti spezzati dal dolore della memoria familiare, vivendo la sua sofferenza e la fierezza di aver dato il proprio contributo.
Lui, mio padre, è stato mutilato nel corpo e nei sogni dall’esame con la Storia, noi delle generazioni successive siamo stati mutilati nella conoscenza e nella coscienza nel periodo della nostra maturità. 
La tesi della liceale deve essere ancora elaborata, proposta è accettata, ma mi emoziona già sapere del desiderio. 
Raimondo Moncada

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