Un genio, e non lo dico io

La Sicilia è terra di geni. Nativi e anche non nativi. In questa terra aperta dal mare, sono nati uomini e donne che con la loro opera hanno fatto brillare ancor di più un sole che, se non schermato, rischia di cuocerti il cervello. E in questa isola dal sole bollente approdano e vengono acclamati grandi menti che hanno rivoluzionato il modo di fare e di pensare in diversi ambiti, compreso quello creativo. Uno è Andy Warhol. Il suo genio l’ho visto aleggiare nelle sale dell’antico Castello Ursino, a Catania, sede di un museo civico. Nella fortezza, fatta costruire da Federico II di Svevia, all’ultimo piano, a partire dal 12 marzo (il 3 maggio prevista la chiusura), è stata allestita una mostra a lui dedicata. 



Un’esposizione con circa una sessantina di pezzi: grafiche su carta, polaroid e cimeli appartenenti al maestro della Pop Art. Ci arrivi seguendo un percorso obbligato che ti conduce, sala dopo sala, ad ammirare prima quadri e sculture medievali, rinascimentali e moderne, reperti archeologici di epoca ellenistica e romana, con gli occhi che si lasciano attrarre dalle grandiose tele ad olio di artisti siciliani dell’Ottocento: perfette, curate in ogni minimo dettaglio, dalle proporzioni al colore, dal chiaroscuro alla prospettiva.  
Andy Warhol, in cima a questo percorso in salita, rappresenta una martellata in testa e ai piedi. È la rottura di ogni schema, di ogni canone classico, di ogni regola anche moderna seguita dalla massa di artisti della sua epoca. 
Warhol come ogni artista può piacere così come non piacere. C’è a chi piace per la sua originalità, il suo rumore, la sua sperimentazione, la sua diversità fantasia. È riconoscibile, diverso, colorato. 


Il grande maestro della Pop Art ha seguito il suo genio personale che lo ha portato a fare arte con i nuovi strumenti della modernità e non più fermandosi ai tradizionali pennelli, alle tele, ai tubetti di colori a olio, alla prospettiva, alla bidimensione. Uno strappo che solo un genio, un cervello libero, si può permettere. Uno strappo che con la colorazione a più tinte di un volto di Marilyn Monroe o la proposizione in serie di una latta di pomodoro, ti rendono eccelso e riconosciuto come grande tra i grandi. Perché è stato il primo a farlo. Perché ha avuto l’audacia nel proporlo. Perché ha anticipato tutti gli altri. Perché alla fine ha fatto scuola. 


La Sicilia, quando vuole, non è un’isola. E ti propone martellate benefiche, iniziative di altissimo valore artistico e culturale. La mostra di Andy Warhol (con annessa visita a Catania) vale chilometri di macchina e ore di asfalto (per buona parte nella Strada degli Scrittori, di geniale sicilianità). Vedi, senti, parli col genio, osservi da vicino ogni piccolo dettaglio e resti sbalordito e ti chiedi: posso anche io fare uscire il Warhol che c’è in me? Perché non farlo? Ora, senza martello! 
Raimondo Moncada

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