Uno squilibrato senza umanità fa strage di animali e si scatena l’inferno contro la città dove è avvenuto l’episodio, contro il suo sindaco, contro tutti gli amministratori, contro tutti i cittadini, contro tutta la regione, contro tutta l’area geografica che include la mia Sicilia.
Per placare gli animi inferociti, non bastano le condanne del crudele gesto, non basta ripetere le espressioni di condanna all’infinito, non basta chiedere pene esemplari per il mostro, non basta esprimere sentimenti di sconcerto, di indignazione, di sdegno, per la barbara e inaudita azione perpetrata contro animali innocenti e indifesi. Non basta spiegare l’attività svolta. Non basta esprimere vicinanza e ammirazione a un mondo di volontari che con tanto amore, sacrificio, svolgono una meritoria attività a favore degli animali e per il loro benessere.
Si è innescato in pochissimo tempo un meccanismo che ha spinto un numero imprecisato di persone, via social, via email, via telefono, via altri canali, ad accusare e infamare tutto e tutti, buttando una sorta di bomba atomica sul luogo dell’efferato delitto: il Sud, la Sicilia, Sciacca.
Perché tutto questo? Perché prendersela con una collettività e non col singolo responsabile?
È mostruoso.
Uno fuori di testa si macchia di un esecrabile reato e la conseguenza immediata è questa: una città, una provincia, una regione vengono messi alla pubblica gogna con tanto di interventi di alto livello, con personaggi conosciuti a buttare benzina sul fuoco che divampa e che distrugge.
Non ho mai visto una cosa del genere. È terribile. Un’ondata di merda che si è sollevata e che sembra inarrestabile, incontrollabile. Hanno minacciato di morte il sindaco, i suoi familiari; hanno augurato alla città di essere triturata da un terribile terremoto, di essere annientata dalla peste, e ai suoi cittadini di essere uccisi lentamente dal cancro; c’è chi ha minacciato azioni eclatanti al limite del terrorismo; c’è chi è arrivato a ipotizzare un’azione deliberata, ordinata dall’alto, per far passare il Giro d’Italia senza la disturbante visione di randagi in circolazione; hanno accusato un territorio e un’intera regione di arretratezza, di ignoranza, di miseria, di medioevo, di terzo mondo (“cosa c’è da aspettarsi da gente che scioglie nell’acido i bambini?”); hanno proposto campagne per boicottare la città e l’intera Sicilia, per ammazzare la già precaria economia, parlandone male, invitando tutti a parlarne male e a non mettere più piede in questo “luogo di abominio”. C’è chi si vergogna di essere siciliano, di essere nato in questa terra, di essere mio conterraneo.
Uno uccide e tutti diventiamo assassini.
Uno è pazzo e tutti diventiamo pazzi.
Uno non ama gli animali e tutti veniamo additati di essere odiatori di animali come se l’avessimo nel Dna.
Anche le rabbiose generalizzazioni sono un brutale assassinio. Uccidono un’intera comunità.
Mi chiedo: ma in altri paesi non meridionali, avviene lo stesso?
Se lo stesso crudele, ingiustificabile, episodio fosse accaduto nella civile Milano, nella civile Bolzano, nella civile Verona, nella civile Venezia, nella civile Cogne, nella civile Macerata, si sarebbe sollevata una uguale ondata di ingiurie, di offese, di minacce, di razzismo come quella che in questi giorni si è alzata contro tutti i saccensi, i siciliani e i meridionali? E sempre in questo caso, si sarebbero usate parole come: ignoranti, arretrati, mafiosi, assassini, criminali, gente senza cuore che merita di sparire dalla carta geografica o di stare nella fogna, persone che non meritano nulla?
Ma in che Italia vivo?
Quello che è accaduto, lo ripeto, lo ripeto, lo ripeto, è di inaudita barbarie e il responsabile deve essere trovato al più presto, indagato, processato e assicurato alle patrie galere.
Ma non si può accusare un intero popolo, una città, una regione intera, di un reato commesso da uno, uno soltanto. E allora, ogni volta che accade un efferato delitto a Milano, per stupido automatismo, dovremmo accusare indistintamente tutti i milanesi, compresi i bambini, di essere violenti? Se un genitore a Perugia dà uno schiaffo a un figlio, per associazione etnica dovremmo considerate maneschi tutti i perugini?
Nella rinascimentale e pacifica Toscana, dopo numerosi ed efferati delitti, si è solo parlato di “mostro di Firenze” e non di “Firenze mostro”. Noi, invece, figli della Sicilia, siamo sempre e comunque dei mostri, in quanto figli di una terra mostruosa a cui far scontare una condanna senza appello con ulteriore isolamento, con ulteriore emarginazione.
Stiamo attraversando una fase di barbarie con folli criminali che fanno strage di cani indifesi, e folli scatenati che fanno strage di uomini e donne innocenti, scossi e addolorati da quanto accaduto nel proprio territorio per mano di un ignoto, un ignoto mostro senza cervello su cui si sta indagando.
Chi ci difende da questi letali meccanismi spara fango?
Nessuno è in grado di restituire la vita ai poveri cani. Così come nessuno potrà ripagare l’assassinio di una città.
In attesa di risposte, attenderò il terremoto o le malattie mortali o altro di nocivo effetto, per ritrovarmi non soccorso tra le vittime della strage di uomini, donne, e anche animali, così tanto agognata con esemplare bestiale pietà.
Grazie per l’umana comprensione, ci vediamo nell’altro mondo.
Raimondo Moncada
www.raimondomoncada.blogspot.it
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