Quattro donne (e un maschio) alla guida dell’Italia

Tre donne al comando dell’Italia, anzi quattro. Non è una chimera, un’illusione. Quattro donne: una nello scranno più alto della Camera dei Deputati, una al timone del Senato della Repubblica, una Premier a guidare il Consiglio dei Ministri e il governo del Paese, della Nazione, della Patria, dal Sud al Nord passando per il centro e girando per le grandi isole Sicilia e Sardegna.
Istituzioni rosa, amministrazione della Cosa Pubblica rosa. Palazzi rosa, visioni rosa, prospettive rosa, futuro rosa.
Rosa: un bel colore, per una rivoluzione copernicana che romperebbe le granitiche sicurezze di sempre del mondo maschile.
Con la rivoluzione, avremmo non solo i parcheggi rosa riservati alle donne in dolce attesa; non solo i gesti da cavaliere per cedere il posto non rosa sull’autobus a una donna in piedi; non solo le quote queste sì rosa nelle liste elettorali imbottite a forza di candidate al Parlamento, al Consiglio Comunale, al Consiglio Regionale, al Consiglio scolastico e condominiale… Avremmo un intero Stato e un intero Status in mano alle donne! 
Perché no!?
Angela Merkel, nella confinante e precisa Germania, è già al suo quarto mandato come cancelliera, cancellando ogni virile ambizione maschile. In terra tedesca, non c’è gara, non c’è storia.  
La stessa cosa potrebbe avvenire anche in Italia, in un momento di grandi stravolgimenti provocati dall’urlo delle urne. 
Si potrebbe anche a un nuovo sesso nei posti chiave in mano da secoli e seculorum agli uomini (un tempo considerato sesso forte). Si potrebbe così cambiare il cervello dentro la scatola cranica delle Istituzioni. Si potrebbe così cambiare la sensibilità al tatto delle pubbliche amministrazioni. Perché le donne – diciamocelo con sfacciata sincerità – sono diverse dagli uomini, per natura, per costituzione, per composizione cellulare, per qualità dei neuroni. Pensano in modo differente. Agiscono in modo differente.  E non è questione di gonna, di capelli lunghi, di voce, di seno, di grembo (il seno e grembo fanno cattiva mostra di sé negli uomini con la panza). 
Lo dobbiamo ammettere. E ammettiamolo, senza più il retaggio dei condizionamenti. 
A questo punto ci vorrebbe un bel segnale proprio nel giorno – coincidenza vuole – in cui si celebra la giornata internazionale dedicata proprio alla donna. 

Analizziamo, per un attimo, l’attuale fase 
Dopo il risultato del voto del 4 marzo, la situazione politica è chiarissima anche se apparentemente bloccata, con nessuno dei tre principali soggetti ad avere in autonomia la maggioranza dei numeri in Parlamento.
Premetto: non vorrei trovarmi nei panni del Capo dello Stato, il siciliano Sergio Mattarella, impegnato a leggere un’infinità di valutazioni, previsioni, soluzioni per sbrogliare l’intricata matassa.
Io suggerirei, prima ai leader dei partiti e poi al Presidente della Repubblica, di prendere in mano un nuovo mazzo di carte. A questo punto tirerei fuori le prime due carte con l’effigie di donne ed eleggerle sic et simpliciter alla massima carica dei due rami del Parlamento. Poi tirerei fuori una terza carta con l’effigie di un’altra donna a cui affiderei, senza alcun latinismo, la responsabilità del nuovissimo Governo: “A succedere a Gentiloni sarà una rappresentante del Gentil Sesso!”.
Manca – mi dirà a questo punto qualcuno – la quarta carta. Quella è da tirare fuori al termine del settennato di Sergio Mattarella. Parliamone dopo il 2022. 
Dopo un Presidente potrebbe insediarsi una Presidente (e non Presidentessa) della Repubblica, e sarebbe la prima in assoluto.
Quattro donne tutte d’un colpo sono tante? 
Almeno tre… due… una su quattro, per cominciare o ricominciare, potrebbe essere vincente. E poi, gradualmente, giocarsi tutte le altre carte. Alla fine, un governo di sole donne noi uomini non lo accetteremmo: ci sentiremmo esclusi, degradati, mortificati. Troppo presto! l’evoluzione ha i suoi tempi, lenti, accelerati ora dai social. Lasciamo che sia la natura democratica a dettare via via le scelte. Anche se nella vita e nella famiglia comandano già loro – madri, mogli, compagne, sorelle – col cuore e con la testa. E questo lo accettiamo, tacitamente, noi uomini, re senza corona. Perché con loro, fantastiche regine, l’esistenza è, dall’inizio dell’avventura umana, la festa delle donne.  
Raimondo Moncada

www.raimondomoncada.blogspot.it

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