Il potere taumaturgico della scrittura

Il potere della scrittura, per diradare le nebbie, chiarire, capire, guarire, superare traumi, sanare le ferite, trovare oasi di serenità, crescere, essere meno infelici o addirittura felici. Perché il gesto della scrittura, con tutto il suo sviluppo, il suo dare forma (su carta o su schermo) all’informe, all’ignoto, all’insondato, è taumaturgico.
Scrivere ci aiuta, ci sostiene, ci stimola, ci scuote, ci indirizza, ci costringe a guardarci dentro, nei nostri abissi invisibili agli occhi e scendere giù inizialmente senza corde.
Non esiste solo la scrittura letteraria, ma c’è un altro tipo di scrittura che possiamo definire terapeutica, catartica.
È un tipo di scrittura che viene praticata da tanti. Ed è un tipo di scrittura che conosco.
Mi ha quindi incuriosito essere invitato alla presentazione di un libro che parla proprio di questo. È scritto da una psicologa siciliana, Gabriella Ilse Viscuso, e sarà presentato ad Agrigento, nella sala convengi di Casa della Speranza il 25 maggio 2018 con inizio alle ore 17,30. Il libro si intitola Percorsi di consapevolezza: la resilience delle parole, InEdit Edizioni.
“Il libro – leggo in una scheda –affronta lo strumento della scrittura come metodo che aiuta a sostenerci nel percorso di guarigione e di crescita personale. Indaga i benefici e le trasformazioni che la parola produce nella nostra natura fisica, emotiva e mentale e presenta il metodo autobiografico, la bioscrittura e la mindful writing come tecniche utili ad attraversare i traumi e le nostre ferite emozionali allo scopo di guarire, per poterci muovere”.
Alla presentazione interverranno: l’autrice del libro e psicologa,  Gabriella Ilse Viscuso; il direttore sanitario di Casa della Speranza Agrigento, Calogero Pintacrona; lo psicoterapeuta, scrittore e presidente di Spazio Reverie di Agrigento Renato Schembri; lo psicoterapeuta e direttore scientifico della collana Ipocket Saggi di Psicologia per In.Edit Edizioni Raniero Bastianelli.
Una nuova occasione per capire e per capirsi, per scoprire nuove vie, o meglio, nuovi strumenti di conoscenza di se stessi e cominciare a usare la parola come uno scalpello, per scolpirsi, giorno dopo giorno, colpo su colpo, divenendo artisti del proprio essere, della propria esistenza.
Col tempo, si faranno i bilanci. Ma bisogna avere la certezza che la parola scava gli animi come le gocce d’acqua scavano le pietre. 
Raimondo Moncada



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