Sappiamo tutto sulla Luna, eppure non sappiamo niente. Rispondi: cos’è quella palla bianca che ogni giorno si alza in cielo e che ogni giorno è diversa da quella apparsa il giorno precedente?
È sempre la stessa Luna, ma diversa, istante dopo istante, quasi a non mostrarsi mai uguale, giocando nel cielo con la luce del Sole. Per un periodo cresce, gradualmente, senza fretta, falce dopo falce, fino ad apparire piena del suo splendore. Poi decresce, spicchio dopo spicchio, fino a sparire nel buco nero della nostra vista.
Un respiro, con cicli sempre identici, misurabili, trascritti sui resistenti calendari cartacei, eppure di un fascino eterno, che non tramonta mai. Perché la stai sempre a guardare e l’aspetti e la fotografi, la Luna, e ci fai pure i selfie con lei che ti guarda alle spalle placida e silenziosa, mettendosi in posa, mentre fa palpitare il cuore agli innamorati e ispira la penna dei poeti che non si stancano mai di cantarla.
Parla, la Luna parla. Parla solo a loro, ai poeti, agli innamorati, a chi è bambino o ha l’animo da bambino, e a chi la sa ascoltare. La Luna non è per tutti, anche se si dà a tutti, nessuno escluso. È per chi ha l’occhio di seguirla, scaglia dopo scaglia, nel mare notturno che rispecchia e frammenta in un puzzle d’acqua la sua argentea luce, fino a perdersi nella linea d’orizzonte.
Gli uomini hanno provato a violentarne il mistero. Ci hanno messo pure i piedi sopra la faccia, quella faccia che da sempre ci guarda e che dalle scuole elementari, piccoli, con le mani tremanti, ci divertiamo a dipingere con gli occhi, il naso e la bocca, dandogli ognuno un’identità.
Cosa hanno concluso gli astronauti? Ci hanno messo le bandiere, ci hanno saltellato alzando un polverone mondiale solo per prendersi il record del primo sbarco sul pavimento lunare: “Siamo stati noi a metterci per primi i piedi!”
Penso che anche agli stessi astronauti piaccia di più guardarla dalla finestra della loro casa terrestre.
La Luna è bella dalla Terra, in lontananza si coglie, piena, tutta la sua grandezza.
Guardiamola la Luna, scrutiamola. Scopriamola, con l’animo, col cuore, con gli occhi di un Ciaula che se la ritrova davanti agli occhi, improvvisa, salendo dal ventre nero della terra.
Andiamo in spiaggia, andiamo nella punta del molo più lungo del porto, saliamo sulla vetta della montagna, allontaniamoci dagli artificiali rumori del mondo, dalle luci esagerate delle città. Incontriamola sulla terra, la Luna. Accarezziamola con le nostre mute parole, con i nostri eloquenti silenzi, con la meraviglia dei nostri occhi sgranati. La notte, nel cuore del suo silenzio, ci donerà noi stessi e il mistero dell’esistenza con impercettibili scintille.
Butta per un attimo gli occhi sopra la tua testa. Non di giorno. Di giorno il teatro è chiuso. Guarda le luci della notte, non quelle degli uomini ma quelle del cielo.
Miliardi e miliardi e miliardi di stelle che brillano, chi più chi meno, di una presenza di cui ci arriva solo l’irreale riflesso, dopo anni luce di faticoso cammino. La Luna è lì, a portata di mano, vera, reale, regina della notte, splendente come il sole che al tramonto, puntuale, gli lascia il palcoscenico.
È tua, è di tutti, è di chi la sa prendere. Allunghi le mani e ce l’hai, l’afferri, la accogli. C’è anche se chiudi gli occhi. I filosofi, dagli albori dell’umanità, ne hanno fatto oggetto di riflessione. I saggi ne hanno assorbito le sottili energie per arricchire di pace la loro profonda saggezza. Gli scienziati l’hanno esaminata in lungo e in largo, vivisezionandola.
La Luna non ti fa sentire solo. Prova a uscire, di notte, al buio pesto, senza la sua presenza. E prova poi a uscire con lei da solo o anche mano nella mano con il tuo amore. Con la Luna è magico, è divino, è un’altra cosa, un’altra vita. Anche le stelle la stanno a guardare, incantate di uno spettacolo che sale sempre di intensità, e che ti toglie il respiro.
L’uomo, dopo le prime volte, non ha più osato violentarne il mistero. Non ci ha messo più piede. Lo ha capito. La Luna bisogna lasciarla in pace. Ha spostato il suo obiettivo su Marte, il pianeta rosso, che oggi, eccezionalmente, renderà omaggio all’amica, illuminandola con un faro del suo sanguigno colore.
Godiamocelo, allora, questo spettacolo. Oggi, solo oggi, va in scena la Super Luna, stella tra le stelle dell’universo.
Ho già prenotato due posti, in prima fila, nel silenzio rispettoso della notte. Sarò lì, seduto, sui gradoni del tempio della Concordia, nella Valle dei Templi della mia città, avvolto dal firmamento e dalla storia dell’uomo che, nel tempo, ha pure innalzato preghiere alla Dea Luna.
E ora silenzio.
Raimondo Moncada
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