La strada della sorte: Palermo-Agrigento

Alla fine conviene fare il giro largo per arrivare prima. Ho misurato, di persona, metro per metro, con la mia macchina a quattro ruote. La strada “Palermo-Agrigento” non la percorrevo per intero, da punta a punta, da una vita, probabilmente dal mio periodo universitario, quindi da circa trent’anni. Allora viaggiavo pure in autobus o in treno che ti permettevano di leggere o dormire. Altra epoca, che mi fa sentire vecchio, ma non ancora in pensione: c’è tempo, molto tempo.  

Da allora la strada è cambiata. L’ho voluta ripercorrere più per un atto d’amore che per altro. Ma, facendola, ho compreso che ci vuole anche una buona dose di coraggio e anche di incoscienza. 

Trovandomi a Palermo, raggiunta da Sciacca attraverso la Fondovalle (poco più di un’ora di macchina, andando ad andatura zen), ho seguito l’impulso del cuore: vai ad Agrigento! vai ad Agrigento! 

Ho così deciso di andare nella mia natia città, dal percorso naturale, quello familiare, quello che avevo percorso in autobus non so quante volte, quello che facevo in macchina seduto accanto a mio padre quando andava a Palermo. Deciso: vado ad Agrigento! Apro così l’applicazione del navigatore sullo smartphone per farmi indicare la strada, la direzione che avrei ritrovato anche a intuito nei circuiti arrugginiti della mia memoria: uscire da Palermo e immettermi sulla statale che porta dritta ad Agrigento. Mi balza subito all’occhio la previsione sulla durata del percorso: 2 ore e mezzo, se mi va bene. 

Ricordavo di meno, molto meno: penso. Quasi non ci credo. Sicuramente l’App sarà sballata, il caldo le avrà modificato i circuiti, le connessioni neuronali. 

Non mi scoraggio e mi avvio, senza farmi la croce. Mi sarebbe servita. 

Non c’è traffico. Parto, nel primo pomeriggio. Lungo la strada incontro limiti di velocità che neanche a piedi si riesce a rispettare, e autovelox su autovelox, anche su lunghi rettifili, che è poi una sfortuna non riuscire a superare di 1 chilometro il limite imposto e opportunamente segnalato per chi sa guardare un’infinità di segnali. E quante deviazioni, quanti semafori, quante attese che comunque riempi considerandole oasi ristoratrici. Per chi ama la natura, la campagna, gli animali al pascolo, i paesaggi montani, l’aria buona, non ha impegni, è calmo di carattere, fa meditazione tibetana, è in buona salute, non è un paziente d’ambulanza con la sirena spietata, è una situazione ideale. 


Arrivo finalmente a destinazione. Il tragitto mi fa vivere dislivelli meteo da febbre: passo dal caldo afoso di Palermo, al freschetto e alla pioggia di Lercara Friddi, al ristoro del Motel San Pietro, al caldo di Agrigento. Giungo alla meta puntualmente dopo 2 ore e mezzo, minuto più minuto meno. All’arrivo chiedo scusa al navigatore dello smartphone. Gli faccio pure i complimenti per avere azzeccato la durata del mio viaggio-avventura, che mi ha molto ricordato i tempi del crollo del vecchio viadotto sul fiume Verdura quando fui (leggasi fui) costretto a fare il giro per le Alpi agrigentine per raggiungere il mio luogo di lavoro. 

Due ore e mezzo: Palermo-Agrigento! Da Guinness. Ma si può migliorare. In orari di punta, sicuramente si impiega di più. 

Conviene, certo che conviene, scendere (per modo di dire) da Palermo a Sciacca e poi dirigersi ad Agrigento. Fai un giro largo, ma arrivi prima. 

Scherzi a parte, la grande consolazione è, comunque, vedere tanti cantieri che stanno di fatto migliorando la sicurezza di lunghi tratti di una strada che, ricordo, avevano tanti anni fa battezzato come “la strada della morte” o la “strada delle croci”, tante, troppe croci. 

Ora è la strada della sorte: speriamo che non mi raggiunga a casa una contravvenzione per avere superato dello zero virgola il limite di velocità di 30 chilometri orari. 

Pazienza. Un giorno i cantieri saranno chiusi e, per scommessa, per togliermi il piacere, per raggiungere la mia Agrigento, mi partirò da Sciacca, raggiungerò Trapani, da Trapani andrò a Palermo, da Palermo a Messina, da Messina a Catania… scusate, ho sbagliato strada. 

Insomma, andrò appositamente da Sciacca a Palermo per rifare lo stesso percorso e godermi tutto il collegamento, dal capoluogo ad Agrigento con un’andatura e tempi di percorrenza decenti. Spero di sentirmi come al nord come mi sento al nord quando mi capita di percorrere la nuova super strada Agrigento-Caltanissetta. 

Alla fine mi sento di dire grazie a chi ha pensato, insistito, progettato, finanziato, eseguito gli interventi che serviranno a salvare sulle strade delle vite umane. Un po’ di pazienza, virtù che con i tempi che corrono sembra essere merce rara. 

 

Raimondo Moncada

www.raimondomoncada.blogspot.it

2 thoughts on “La strada della sorte: Palermo-Agrigento

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  1. alla scadenza dei 90 giorni previsti ti può arrivare la multa e spera che sia soltanto una…..ti verrà un colpo perché non ci pensi….se sei passato con 56 km….ti finirà bene… pagherai ma se sei passato con 66 km sono maroni amari

  2. prima dei cinque giorni della scadenza dei 90 giorni previsti riceverai la sorpresa della multa…..e sicuramente imprecherai… perché non ci pensi più… e spera che sia soltanto una

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