Vorrei spezzare una lancia a favore di Dolce&Gabbana. Non ne hanno bisogno. Ma io la spezzo lo stesso. Prima però, la debbo trovare. Non è così facile oggigiorno trovarne una, forse a Roma, attorno al Colosseo, tra finti centurioni romani. O forse in qualche negozio di antiquariato risalente al periodo di Pilato, noto igienista che, chiamato a decidere, ogni volta si lavava le mani e non sappiamo se con sola acqua o anche con sapone.
Ma prometto, una volta trovata, di spezzarla questa lancia.
Dolce&Gabbana sono un marchio globale, ricercatissimo, e nelle loro produzioni (dal cappello, alla scarpa, ai calzini, ai pantaloni, alla canottiera, alle bretelle, al profumo), inseriscono da anni la Sicilia, la mia Sicilia. In tutto il mondo si vede la mia terra, e le atmosfere della mia terra, che è macari (pure!) la terra di Domenico Dolce (Stefano Gabbana è lombardo-veneto). Una terra interpretata con il loro stile, con i loro gusti, con la loro creatività, con le loro luci, con il loro taglio, a colori e in bianco e nero. Quest’anno non solo D&G confermano la Sicilia nelle loro fantasie, con un omaggio alla terra ospitante, ma la scelgono come teatro per la presentazione a tout le monde (a tuttu u munnu) delle loro nuovissime collezioni.
Le location, in ordine di successione di eventi, sono quelle di Palma di Montechiaro, Agrigento e Sciacca. In ognuna hanno realizzato imponenti impianti scenografici, valorizzando ed esaltando a modo loro le caratteristiche dei luoghi, inserendo icone della sicilianità anche con elementi a contrasto, perché del contrasto vivono anche i creativi per far scoccare scintille. Contrasti che possono piacere come possono non piacere: sono gusti (e quella mia è solo un’opinione personale, un libero pensiero).
Dolce&Gabbana non sarebbero comunque arrivati dove sono arrivati se avessero avuto solo canonico rispetto dei canoni della classicità (di quello che hanno fatto gli altri!), sia nel disegno delle mutande, sia nella miscelazione degli ingredienti di un profumo, sia nel taglio per la fabbricazione di stringhe per ciabatte…
Viva la creatività! Viva la Sicilia, terra di profondi contrasti! Viva l’elegante contrasto artistico di gusto, come quello di esaltare le spine nel loro lato migliore o come quello di oscurare per un attimo, alla visione dei nostri avidi occhi, la splendente azzurrità del mare africano con la brillante verdità (ma esiste verdità?) di una gran bella pala di fico d’India.
Io non ci sarò agli esclusivi appuntamenti di D&G, anche se mi sarebbe tanto piaciuto esserci ma come modello, per fare da contrasto, con la mia innata sicula bellezza, ad altri modelli di altre bellezze.
Ma cercherò ugualmente una lancia da spezzare. Anzi, consideratela già spezzata. Prendo in prestito una spina che, spezzata dà origine a una mezza spina. Che creativo che sono oltre che modello!
Raimondo Moncada
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