Con Dolce, il riscatto della ciabatta

Il riscatto delle ciabatte, in grande stile, con l’effetto ammutolimento: nessuno può più parlare, sgnignazzare, sfottere, pubblicare foto con piedi e pianelle.

Ma attenzione al portatore di pianelle e alla firma delle pianelle. Non siamo infatti tutti uguali. Ci vuole carattere, spirito, presenza. Altrimenti tutti potremmo fare anche i modelli o gli stilisti o gli architetti o i pittori o gli attori.

Indossate da me, magari con le calze bianche, le pianelle farebbero ridere tutti o quasi tutti in spiaggia, in piazza, in una cerimonia da frac. Indossate da uno stilista famoso invece no.

È questa la differenza sostanziale che è anche la prospettiva, la chiave, lo stato d’animo, la leva che fa scatenare il facile e acido giudizio, perché ormai si giudica tutto senza giudicare se stessi. Giudizi che ci intimidiscono e che ci bloccano nella nostra libertà di uscire di casa vestiti come vogliamo, anche con comode, estive e fresche ciabatte.

Fate ora uno sforzo, provateci almeno. Immaginate me con un vestito elegante, partecipare con le pianelle ai piedi a una sfilata di moda, mettiamo di Dolce&Gabbana.

Bene!

Dopo l’irridente risata (la sento), rivolta al sottoscritto, immaginate adesso lo stilista Domenico Dolce passeggiare con ciabatte (io le chiamo così magari sbagliando!) firmate D&G tra i delicati tappeti di Palma di Montechiaro, tra vestiti da Mille e una notte, alla prima dei tre prestigiosi appuntamenti di Dolce&Gabbana in Sicilia: a Palma di Montechiaro.


Fatto? Bene.

Notate la differenza?

Con me, immaginato con le pianelle, ridete e io vengo preso in giro.

Domenico Dolce, fotografato con le sue pianelle, viene invece celebrato, applaudito, fotografato, ammirato con applausi scroscianti per il regalo che che sta facendo alla sua Sicilia. E io stesso non smetto di applaudire lui, le sue produzioni e le magiche trasformazioni di Palma, Agrigento e Sciacca, curando ogni piccolissimo dettaglio con amore, spettacolo, arte.

Una grande lezione! Ogni capo di abbigliamento si deve saper indossare. Ogni accessorio, anche umile, anche criticato, anche non accettato ignorantemente dal volgo, anche in apparenza stonato, può essere inserito con gusto nel resto del vestito che copre e abbellisce i lineamenti del nostro corpo. E il corpo di Dolce, come quello di Gabbana, a Palma di Montechiaro, tra lo sfarzo di vestiti e gioielli reali, era vestito con una semplicità reale davvero disarmante:

Dolce in pantaloni neri, camicia bianca e quelle che a me sono sembrate ciabatte (mi scuso in anticipo se ho sbagliato per ignoranza congenita!); Gabbana con una polo o, comunque, una maglia blu (così mi è sembrato di vedere dai filmati).

Anche questa è una grande lezione. Dolce &Gabbana hanno vestito con la loro creatività, ora accesa, ora sfarzosa, ora luccicante, ora semplice, la bellezza dei nostri luoghi facendo sgranare gli occhi ai suoi festosi e increduli abitanti che ora, sempre di più, gridano: “Vogliamo le nostre città vestite sempre così!”; e sono riusciti a spiazzare tutti con la loro gioiosa e siciliana presenza che ha esaltato pure la bistrattata ciabatta (o pantofola o pianella) sdoganandola dal reiterato social sfottò, tra la scintillante scenografia della Città del Gattopardo, la città di mamma, la città dei miei nonni, che mi ha riempito il cuore di felicità: che magia! Mai visto il paese della mia infanzia in questo esagerato splendore.

Infinitamente grazie per avere restituito a Palma la sua dimenticata magnificenza e grazie per la lezione della pianella!


P.S. Leggendo la Treccani, alla voce “pianella” ho trovato questa definizione: “Calzatura con tacco basso o senza tacco, priva di allacciature, usata anticamente anche come scarpa di lusso, per uomo e per donna”.

La pianella, dunque, è un lusso ed essendo un lusso ora sdoganato passerà dalle attuali cinque euro ad almeno 500 euro, a partire però da domani. Riscoperto il valore della ciabatta, ora assaltaremo come un tempo i ciabattini per quello che sarà considerato un investimento o semplicemente uno status simbol. Perché ci vuole sempre qualcuno che inizi una moda. Io ne ho un paio di ciabatte di cuoio, le riesumo per rivivere i miei fasti.

Raimondo Moncada

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