Le meraviglie esistono. Sono opere d’arte, dell’uomo o della natura, che ti sgranano gli occhi lasciandoti a bocca aperta e senza parole.
Tra le meraviglie, per mano e cuore dell’uomo, è da annoverare il Presepe vivente di Sutera.
Si anima con la sua magia proprio il giorno di Santo Stefano, il 26 dicembre, per essere poi rappresentato altri cinque giorni il 28 e 29 dicembre e il 4, 5 e 6 gennaio 2020 con l’arrivo dei Re Magi.
Vivente perché vive e ti fa vivere le atmosfere del sacro presepe con i personaggi in carne e ossa che sono gli stessi abitanti di Sutera (qualche infiltrato dei paesi vicini c’è!). Per sei giorni indossano i costumi della civiltà contadina siciliana dei primi del ‘900 rievocando nelle case, vie e piazze dell’antico Rabato di Sutera la vita di un secolo fa, vivendola e interagendo con chi arriva dall’esterno. Il quartiere di una volta prende così vita con le voci di “pananari, viddani, pastura, conzapiatta, tessitrici…” e con le mani e i sorrisi di chi prepara sul posto, e offre gratuitamente ai passanti, “ciciri, pani cunzatu, ricotta, minnulicchi…” e altri gustosi piatti tipici del paese (che te ne ritorni a casa con la pancia piena di bontà e di calore).
È un evento artistico, religioso, umano, dunque, da vedere e da vivere, e non ne puoi far a meno di viverlo con tutti i sensi vivamente sollecitati dalla meraviglia: entrandoci fai già parte, personaggio tra i personaggi, del presepe di Sutera, non a caso iscritto nel Registro delle Eredità Immateriali della Sicilia come il cantastorie suterese, altro protagonista della rappresentazione, Nonò Salamone.
Ne parlo convintamente perché l’ho visitato e vissuto una decina d’anni fa; e ne parlo per altri due motivi. Uno perché ho ricevuto un invito personale dal presidente dell’associazione “Kamicos”, amico Paolino Scibetta che da ben 22 anni – con la collaborazione di tantissimi amici e parenti – lo organizza, con il patrocinio del Comune di Sutera e della Regione Siciliana, con straordinario amore facendone un gioiello e un’attrazione e richiamando l’attenzione, più volte, delle Tv nazionali (Michele Guardì gli ha dedicato più di una diretta!). Due perché quella partecipazione di dieci anni fa è stata così intensa da ispirare dopo tanto tempo la storia di Natale di Joe Pitrusino, scritta assieme a Max Damiani, con l’audiolibro Il Presepe sparito, storia di grande meraviglia e di umana solidarietà dedicata ai suteresi, agli artisti e a chi ogni giorno è al servizio di chi ha bisogno.
Raimondo Moncada
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