Accusatori interrogati su Sepulveda a sorpresa

Chi ha condannato, senza appello e con sentenza capitale,  l’errore “imperdonabile” del collega del Tgcom24 (scrivere nel titolo della notizia sulla morte di Sepulveda “l’autore di Cent’anni di solitudine”) potrebbe essere presto raggiunto nel suo domicilio e interrogato in diretta su Facebook su Sepulveda e su Marquez, in solitudine, e a piedi, senza motori di ricerca e senza vie di fuga. 
Essendo ormai tutti enciclopedici (anche i non enciclopedici), nessuno si preoccuperà di sbagliare senza la flebo di Internet perché sbagliare è difficilissimo con i mezzi a nostra disposizione che ci rendono ormai colti. 
P.S. 
Io mi tolgo già di mezzo, perché mi autoboccio in partenza. Non voglio essere interrogato perché ammetto la mia ignoranza su tantissime pagine dell’infinita conoscenza umana; ammetto la mia fallacia (non è parola vastasa) e la possibilità di una maledetta svista (che non dovrebbe accadere, ma il cervello a volte se ne va per i fatti suoi accecandoci). Mi riferisco a dannati errori commessi in buona fede, provocati da stress, da pressioni, da fretta e non quelli frutto di superficialità, sciatteria, menefreghismo e poco amore per il lavoro e per la funzione che si svolge …
Questo non toglie che, per carità, ci sta benissimo l’ironia, la sana presa in giro, lo sfottò (quanti miei errori marchiani, a distanza di tempo, mi fanno sorridere: quando li ho commessi, però, mi hanno fatto piangere e tremare a lungo). 
Mi fa male – e parlo pure al mio veloce dito e a quella parte di me che commette errori – il linciaggio indiscriminato su un errore rimediabile e riparato (non è stato ucciso nessuno!) anche perché non conosciamo la sensibilità di chi, al buio, senza vederlo in faccia, senza vedere la sua disperazione, abbiamo linciato). 
Lo so, difendo l’indifendibile. L’ho testato pubblicando su Facebook una mia riflessione a cui sono seguiti dei commenti chiarissimi: su certe cose non è ammesso alcun errore!
Ho scritto: 

Basta poco per entrare nel tritacarne dei social e uscirne, se sei fortunato, con le ossa rotte. 
Non si perdona niente, forse neanche più le scuse e il riconoscere l’errore e correggerlo come ha fatto il Tgcom24.. 
Succede. Ed è importante la rettifica. 
Mi metto nei panni di chi è stato incaricato di scrivere al volo, prima di tutti gli altri, subito, immediatamente, la notizia, pensando magari a tante altre cose da fare, tutte sempre nella fretta, sotto pressione, sotto stress. E sei sicuro di avere scritto Gabbianella mentre invece le tue dita hanno digitato Solitudine, la stessa solitudine in cui ora si trova chi nel fatale istante ha fatto l’errore ed è stato ucciso.
Sempre in solitudine. 
Alla mia prossima incoerenza (errore!) sarò severamente ripreso con lo screenshot del presente post che da Facebook trasferisco pure sul mio blog: “Ecco! Il 17 aprile 2020 hai detto questo e ora affermi l’opposto!” 
Perché c’è gente che passa il tempo a fotografare e ad archiviare pure quello che dici in tempo reale, frutto del momento attuale, con infiniti pensieri vaganti ed erranti a cui non puoi stare dietro.
Raimondo Moncada 

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