Buon anno Principessa

Auguri ospedale Bellaria Bologna

Non per tutti è Natale. Non per tutti è Capodanno. Non a tutti è consentito vivere queste ricorrenze in condizioni cosiddette normali o tradizionali: a casa, in famiglia, con gli amici, col proprio albero acceso da mille luci, col presepe che ti riempie il cuore, con l’odore di lenticchie portafortuna che con gli occhi chiusi ti fai entrare nelle narici, con il calore di tuo padre, di tua madre, di tua moglie, di tuo marito, dei tuoi figli, con l’allegria trascinante degli amici, con l’ebbrezza dell’uscita a ogni costo di casa e dei giochi d’artificio che da qualche parte coloreranno di speranza il cielo. 

Non per tutti è festa, a Natale, a Capodanno, in una qualsiasi ricorrenza in cui si è soliti celebrare in pompa magna, stare assieme, mangiare assieme, brindare assieme, spegnere una candelina assieme, gioire assieme, nel sacro rispetto di un rito che si ripete ogni anno e che ha bisogno di noi e della nostra viva partecipazione. 

C’è chi per necessità, per un intervento chirurgico, per una terapia salvavita, è costretto in un letto, in una camera di ospedale e non può uscire, non deve uscire per curarsi. La sua festa è avere ancora la speranza in quei giochi d’artificio a cui assisterà dalla finestra, assistito dalla competenza, gentilezza e umanità di medici ed infermieri che nelle feste ci sono, ci sono sempre, si danno il turno, passano per i reparti anche per un Buon Natale, per un Buon Anno, con un sorriso, con uno sguardo, con gesti e attenzioni che diventano medicina in giornate in cui il cenone ti passa sempre alle 18 e in un periodo di storica emergenza in cui si centellinano le visite parenti per proteggere i malati, così fragili, così provati, da ogni rischio di contagio virale. E medicine sono pure per chi va in mascherina anche in queste giornate per un consulto, un prelievo, un Day hospital. 

Albero di Natale ospedale Bellaria Bologna

Ed ecco che in certe giornate speciali si materializzano  manifestazioni di affetto che ti sorprendono e ti commuovono: un coro di figli e nipoti che ti appare all’improvviso tra le finestre serrate per il freddo per cantare all’esterno dell’ospedale, a distanza di sicurezza, “Tanti auguri a te” con davanti un lenzuolo bianco con la scritta “Tanti auguri papà e nonno migliore del mondo”. Ed ecco che ti spunta fuori l’immagine a fine anno di un drappo rosso legato a una lunga passerella esterna di fronte a una finestra di un ospedale con un cuore e la scritta bianca “Buon Natale Principessa!”. 

Un messaggio potente, scritto con mano tremolante e non so con quante lacrime, che sarà arrivato dritto al cuore dell’interessata (e non solo) facendo pompare non so quanto sangue a ogni battito secondo. 

E allora, preso da un fremito, faccio mio quest’ultimo telo per augurare io stesso “Buon Natale e Buon Anno” all’ignota destinataria del messaggio e girarlo a tutte le Principesse e a tutti i Principi chiusi e protetti nel loro castello di cura nei giorni in cui impazziscono i numeri del Covid e impazzisce chi vorrebbe normalmente festeggiare, oltre le 18, e dopo il tradizionale cenone a ridosso della mezzanotte, la fine del 2021 e l’arrivo del nuovo anno in piazza o in pista a ballare, a cantare, ad abbracciarsi con in mano un calice di spumante e augurarsi buona vita. 

Raimondo Moncada

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