Usque ad finem, fino alla fine

La Grecia potrebbe invadere l’Italia, replicando quanto la Russia ha fatto con l’Ucraina. E non solo potrebbe invaderci la Grecia, ma anche anche altri Stati. L’obiettivo è l’indimenticata Sicilia. Per riconquistarla potrebbero, infatti, muoversi in tanti con i loro potentissimi eserciti: la Spagna, qualcuno a scelta dei paesi arabi. E poi gli eredi dei Fenici, dei Barbari, dei Normanni, degli Svevi. Ricordo che Andrea Camilleri, parlando del carattere dei siciliani, contò ben tredici dominazioni che nei secoli si sono succedute nella mia terra. Un numero alto che aumenta le probabilità di aggressione militare di altri Parsi e questa volta non con scudi, spade, giavellotti, cavalli di Troia, ma con aerei e missili a testata nucleare. 


La guerra, così, diventa drammaticamente troppo facile. Sempre sanguinosa, ma troppo facile. Decidi di fare la guerra e la fai con uno schema così elementare che in tempi social, con una bella campagna promozionale e l’azione degli esperti informatici, riesci a fare accettare anche dai tuoi cittadini-follower convincendoli della bontà, necessità, urgenza, inevitabilità della scelta. E ti difendono pure. 


La Grecia potrebbe invadere l’Italia rivendicando un suo storico potere e poi influenza in intere sue parti di territorio. Come giustificherebbe l’intervento agli occhi del mondo? Non è che ti svegli la mattina e comandi un attacco indiscriminato contro uno Stato indipendente, autonomo, libero che non ti ha fatto niente? Ci vuole la giustificazione, come a scuola, anche con la firma falsificata dei genitori. Basta che in una fetta di territorio sorga una comunità che si dichiari filo ellenica, dica di essere in pericolo e di avere bisogno dell’aiuto della Grande Madre Grecia. Così diventa un gioco da ragazzi. Chi se ne importa delle conseguenze! Con i mezzi a disposizione oggi tutto è ormai possibile. 


Che ci vuole a trovare dei filo ellenici in Sicilia? 


Io sono nato nella Valle dei Templi, splendore greco della città di Akragas (colpevolmente chiamata Agrigentum dai Romani, Kerkent con dagli Arabi, Girgenti dai Normanni e poi Agrigento durante il regime fascista italianizzando il nome romano). Da nativo di terra ellenica, circondato e innamorato delle doriche vestigia diffuse in tutta la Magna Grecia, potrei autoproclamare la Repubblica indipendente di Akragas e chiedere subito il riconoscimento e la protezione all’antica Madre Patria. La Grecia, sempre orgogliosa del glorioso passato, non tarderà ad accogliere in sé un pezzo del proprio cuore e a mettere in atto nel giro di poche ore un piano di attacco militare covato per duemila anni, rendendosi sorda agli appelli provenienti da tutto il resto del mondo sorpreso da cotanta folle determinazione: “L’Italia deve riconoscere la Repubblica di Akragas e smetterla di flirtare con l’Alleanza Anti Ellenica”. 


Così come ha fatto la Russia, insomma, potrebbe ora fare chiunque si svegli la mattina rivendicando diritti su qualsiasi nazione e mostrando la forza di una tecnologia bellica che nel giro di poche ore ha la capacità di annientare l’intera umanità. Altro che Nagasaki e Hiroshima. Ora basta pigiare il tasto della tastiera di un computer e in un istante è la fine del mondo. 


Anche noi italiani, a ben pensarci, siamo temuti, per la nostra invidiata storia che vanta nel tempo diverse emulazioni. L’Italia, forte del Grande Impero Romano, potrebbe scatenare una guerra senza confini in Europa, Asia e Africa. Il resto del mondo è avvertito, anche quei popoli che in passato hanno dominato per lunghi anni nella mia Sicilia lasciando indelebile traccia nel mio DNA tanto da farmi sentire spagnolo, arabo, normanno, senza alcuna predominanza. Ma quando è guerra è guerra per tutti. 


Roma victrix! Roma vincitrice! O, come direbbero anche i tifosi Juventini, Usque ad finem! Fino alla fine!


C’è dunque da preoccuparsi per il nostro futuro con tutta questa improvvisa voglia di fare le guerre costi quel che costi? E la mia terra, situata in un punto militarmente strategico, nel cuore del trafficato Mediterraneo, ha reali motivi per temere sconsiderate aggressioni? 


Stando così le cose e proseguendo nel ragionamento filo qualcuno, i tanti popoli che hanno dominato in passato la Sicilia si faranno la guerra tra di loro prima di arrivare nella mia grande isola. Ognuno, infatti, rivendicherà il proprio sacrosanto diritto: 

“È mia!”

“No, è mia!”

“E io ti attacco”.

“E io attacco te”.

“Vedi che io ho la bomba atomica e vi faccio scomparire in un niente dalla faccia della terra…”

“Anche io, che credi”.

“E io ho il tasto di sgancio più veloce del mondo”.

“E io comando i miei missili con i miei pensieri”.

“Ci sei ancora?”

“Perché?”

“Ho digitato…”

“Ma stavamo discutendo…”

“Non l’ho fatto apposta. Mentre parlavo ho schiacciato per sbaglio il tasto…”

“Non ti preoccupare, anche io ho fatto confusione con i pensieri e …”


La Sicilia per un altro po’ può stare tranquilla. Il tredici, come il numero dei suoi ex dominatori, le porterà fortuna. C’è solo da lavorare, nel frattempo, per issare un muro protettivo lungo tutta la sua costa, costruire uno scudo spaziale nell’azzurro cielo, scavare dei rifugi anti atomici nel magmatico sottoterra, acquistare tutti i sistemi di difesa avveniristici contro la follia umana. Il progetto “Lassatini ‘nPaci” potrebbe essere subito finanziato con i fondi del PNRR. Un’occasione da non farsi sfuggire. 


Raimondo Moncada 


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