Gli auguri hanno una loro precisa origine storica, come tutto del resto. Si trova sempre il primo murales, il primo libro, il primo bacio, la prima parolaccia nella storia dell’umanità terrestre. Basta cercare, studiare, approfondire, scavare.
C’è anche chi, non avendo altro da fare, ha cercato, studiato, approfondito, scavato per andare all’origine dell’istinto dell’uomo e della donna a fare gli auguri a mitraglia ai propri simili o consimili o quasi attraverso ogni tipo di canale. L’auspicio, affermano gli studiosi o chi ne fa le veci, è nel DNA (Do Nare Auguri) dell’antico homo sapiens e nell’attuale homo insapiens.
I primi auguri di Buona Pasqua sono stati rintracciati in Pompa Magna Grecia. In un vaso greco del IV secolo a.C. in stile giurgintano avanzato si legge la scritta “Kalo Pasxa” che i primi archeologi dell’epoca moderna hanno tradotto con sicumerica scienza come “Cala a pasta”. Ulteriori approfondimenti hanno poi smentito la traduzione in siculo ncarcato (dalla Ncarcata, quartiere periferico di Akragas). “Kalo Pasxa”, in greco antico ammodernato, significa semplicemente “Buona Pasqua a todos”. L’augurio si trova dipinto con setola suinica sopra la figura di Augurà, figlio di Zeus e di Tresas, nota divinità delle ricorrenze ctonie e dei social primordiali e progenitore del celebre emulatore omerico Raimondo Moncada (si noti l’incredibile somiglianza nell’immagine che pubblichiamo in esclusiva: na stampa e nnà figura).
Raimondo Moncada
(Omonimo dell’emulatore omerico in satiriche sembianze
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